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D’ora in poi i docenti dovranno aggiornarsi di continuo fino alla pensione, Bianchi: è il punto che qualifica la nostra riforma

Non c’è solo la riforma del reclutamento dei docenti nel “pacchetto” approvato il 21 aprile dal Consiglio dei ministri: al centro del progetto c’è anche la formazione continua, per tutto l’arco della carriera, degli insegnanti. Andando quindi oltre il modello di formazione continua già previsto dalla Buona Scuola di Matteo Renzi. A rimarcarlo è stato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, poco dopo il via libera del Governo al provvedimento incastonato nel Pnrr.

“Oggi facciamo un ulteriore passo avanti per dare stabilità al sistema d’Istruzione”, ha detto Bianchi annunciando anche “un percorso chiaro e definito per l’accesso all’insegnamento e per la formazione continua dei docenti lungo tutto l’arco della loro vita lavorativa. Puntiamo sulla formazione come elemento di innovazione e di maggiore qualificazione di tutto il sistema”.

Il ministro conferma anche che “entro il 2024” si attueranno “70.000 immissioni in ruolo” con le nuove modalità approvate, quindi “attraverso concorsi che saranno banditi con cadenza annuale”.

Bianchi ha aggiunto che “gli insegnanti sono il perno dei nostri istituti e devono avere un quadro strutturato di inserimento, il giusto riconoscimento professionale e strumenti che consentano un aggiornamento costante, indispensabile per svolgere il loro compito di guida delle nuove generazioni”.

Secondo il numero uno del dicastero dell’Istruzione “al centro di questa riforma c’è un’idea precisa di una scuola aperta e inclusiva, che stiamo costruendo con le risorse del Pnrr a disposizione e con il dialogo con tutti gli attori coinvolti”.

I sindacati e una parte della politica, anche della maggioranza, non condividono però il progetto.

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Alessandro Giuliani

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