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Dossier Legambiente: cinque anni di tagli per liquidare la scuola pubblica

Adducendo una infinità di dati, desunti dal dettaglio delle varie Leggi Finanziaria, Legambiente documenta che si è verificata una continua riduzione di risorse e di strutture, di personale e di investimenti. Nel bilancio del Miur non c’è nessuna voce in crescita. Si verifica, quotidianamente, il paradosso che la stessa riforma non trova le risorse perché venga applicata. Le uniche risorse, evidenzia il dossier di  Legambiente, sono state reperite in favore delle scuole paritarie.
Minori finanziamenti ci sono stati dalle Leggi Finanziarie dal 2002 ad oggi. L’ultima, ad esempio, ha tagliato i fondi del 3,35 % , una percentuale che aggiunta alle precedenti porta il totale del quinquennio al 27.38 % in meno.
Il processo di cambiamento, tante volte esaltato, in realtà è stato caratterizzato da un unico obiettivo strategico: lo smantellamento della scuola pubblica.
Le cinque finanziarie del governo di centro-destra, dal 2001 ad oggi, hanno inciso profondamente sulla scuola apportandovi modifiche organizzative, didattiche e culturali. Il tutto  alla luce di uno scambio epistolare tra il Ministro dell’Istruzione, Moratti, e quello dell’Economia, Tremonti,. Quest’ultimo fin dal mese di luglio del 2001 ha avuto un solo obiettivo: il risparmio economico. I risultati sono stati: la caduta della scuola nella confusione, nell’incertezza e lo sconforto, e tante volte la rabbia, degli stessi operatori scolastici. In un clima di tensione è stato, ed è ancora difficile lavorare bene con la conseguenza che a pagare lo scotto sono oggi le fasce più deboli della società, quelle che più delle altre avrebbero bisogno di una scuola funzionale.
Il dossier documenta con una ricca mole di dati queste affermazioni su cui posiamo soffermarci solo sinteticamente:
A fronte di una popolazione scolastica aumentata di 107.000 unità, grazie al saldo degli alunni stranieri che hanno sopperito al calo demografico,   i finanziamenti dello Stato sono rimasti pressoché identici a quelli di cinque anni addietro determinando così un calo pro capite del 14,20 %.
Rispetto all’anno scolastico 2001/02 le istituzioni scolastiche sono passate da 11.532 a 10.768, cioè 764 in meno. Questa riduzione ha comportato la soppressione di migliaia di posti di dirigenti scolastici, di direttori dei servizi amministrativi, di collaboratori. Il personale non docente è diminuito del 10.615 unità.
Pur essendo cresciuto il numero degli alunni – passati da 7.607.977 del 2001/2002 a 7.715.709 dell’anno corrente –  è diminuito il numero degli insegnanti aumentando così il loro rapporto con pregiudizio della qualità dell’offerta formativa.
Il saldo complessivo dei punti di erogazione del servizio scolastico risulta passivo: pur essendo aumentato il numero degli alunni di oltre centomila unità, come detto sopra, sono state chiuse 26 istituzioni scolastiche. L’ordine di scuola più colpito è stato quello della scuola superiore: nel quinquennio, a fronte di un aumento di 100.326 alunni vi si sono perse 8.433 cattedre pari al 53.53 %b di tutte le cattedre della scuola italiana tagliate.
 
 
Giuseppe Guzzo

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