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Dov’è finita la protesta studentesca?

Come era prevedibile, alla ripresa delle lezioni dopo le vacanze di natalizie, la protesta degli studenti ha perso il suo slancio, almeno per quanto riguarda le forme più eclatanti. Vi è stato l’exploit in occasione degli Stati Generali, con la manifestazione a Roma di 10.000 studenti nella prima giornata e di oltre 70.000 nella seconda, e la contestazione al ministro Moratti e Presidente Berlusconi, all’interno dell’auditorium, da parte di un gruppo di rappresentanti delle consulte provinciali.
Con l’approssimarsi degli scrutini del I quadrimestre, gli studenti hanno preferito interrompere le occupazioni, le assemblee permanenti e i cortei per dedicarsi alle interrogazioni e ai compiti in classe. Pare tuttavia che, nonostante il rientro da ‘bravi ragazzi’, la protesta non sia del tutto sopita e che, per motivi di opportunità, abbia soltanto mutato le forme di lotta. Ci giungono infatti notizie di assemblee pomeridiane, di gruppi di studio e di riunioni organizzate in alcune scuole più attive e in alcune facoltà universitarie. Anche alcuni gruppi di docenti, seppure timidamente, sembra si stiano organizzando per promuovere iniziative e manifestazioni contro il disegno di legge per la riforma del nostro sistema di istruzione e formazione che il ministro Moratti si appresta a ripresentare in Consiglio dei Ministri. A Roma, Napoli e Palermo sono nati alcuni fra i "Coordinamenti docenti" più numerosi, con diverse centinaia di insegnanti determinati a fare sentire la loro voce sui punti più controversi della riforma, come la netta separazione fra licei e istituti professionali, la trasformazione in chiave aziendalistica degli organi collegiali, l’orientamento precoce, la destinazione di risorse alle scuole paritarie e le modifiche introdotte negli esami di Stato.
Proprio per sondare l’opinione dei docenti in merito alla protesta studentesca, durante le vacanze avevamo lanciato il nostro sondaggio che, per certi versi ha dato dei risultati sorprendenti. Se, infatti, era stato notato da molti osservatori un certo distacco da parte dei docenti nei confronti delle occupazioni e delle assemblee permanenti o, addirittura, un atteggiamento di condanna per le forme più estremistiche di protesta e per la perdita delle giornate di lezione, dal nostro campione si rileva che la maggioranza dei docenti, circa il 63% contro il 37%, condivide i motivi della protesta. Esattamente a metà si dividono i pareri sulle modalità della protesta adottate dagli studenti e anche sulla possibilità che vi siano state strumentalizzazioni politiche, il 48% ritiene che si siano verificate e il 52%, invece, pensa di no. In ogni caso, i docenti ritengono che l’atteggiamento della maggior parte dei colleghi sia stato favorevole alla protesta (57% contro 43%) sia nelle forme che sia nelle motivazioni. La gran parte, infine, circa il 63%, ha criticato l’atteggiamento tenuto dal Ministro durante gli Stati Generali, che, come è noto, ha preferito ignorare completamente tanto la protesta degli studenti che si è svolta per le strade di Roma, quanto le contestazioni fatte da parte di un gruppo di rappresentanti delle consulte provinciali all’interno degli Stati Generali.

Agostino Aquilina

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