Gli alunni nella scuola italiana e soprattutto nel primo ciclo d’istruzione si identificano nella figura della maestra e della professoressa e la riconoscono una “figura materna” dolce, sensibile, amorevole. Infatti quando loro sono in classe gli alunni hanno un atteggiamento molto educato e rispettoso verso la maestra o la professoressa, cosa che non avviene con i docenti maschi, perché gli alunni non riconoscono la severità degli uomini. Dov’è la parità di genere nella scuola italiana? Perché c’è un’eccessiva presenza delle donne nella scuola italiana? La professione docente non è adatta agli uomini per gli stipendi bassi?
Nelle altre professioni, nella politica si sono inserite le quote blu e le quote rosa al 50%,: nella scuola questo non è ancora avvenuto? Sono queste domande molto lecite che necessitano di una efficace risposta e una seria discussione su una problematica così importante. C’è bisogno per ragioni pedagogiche di una maggiore presenza degli uomini nel settore istruzione e favorire quella “benedetta” parità di genere, altrimenti c’è solo uno sbilanciamento. La presenza maschile nelle classi favorisce un più giusto equilibrio tra insegnamento e apprendimento mentre la figura dell’uomo è vista dagli occhi dell’alunno con più autorevolezza.
A sua volta la figura della donna nella scuola è fondamentale ma occorre privilegiare un certo equilibrio all’interno delle aule delle docenti e dei docenti. La donna con la sua personalità materna svolge un ruolo protettivo nei confronti degli alunni e gli stessi sembrano quasi vivere all’interno delle mura scolastiche in maniera ovattata e materna. A sollevare la problematica è stata, alcuni anni fa l’antropologa Ida Magli, che ha lanciato l’allarme sull’eccessiva femminilizzazione del mondo della scuola con una percentuale media di donne tra le aule scolastiche che si aggira sull’85%: un dato altissimo nella scuola dell’infanzia dove oltre il 90% del personale è donna, per proseguire nella scuola primaria e secondaria di I grado dove la percentuale di donne è superiore all’80% e di poco inferiore nella scuola secondaria di II grado, in cui la presenza maschile è un poco più alta rispetto agli altri cicli di istruzione.
Dall’età neonatale a tutta la prima infanzia i bambini vengono lasciati nei nidi e negli asili per la maggior parte del giorno dove il personale che li assiste è tutto femminile. Per tutto il ciclo scolastico poi il predominio del personale insegnante femminile impedisce ai maschi il contatto con una personalità maschile con la quale identificarsi, nella quale credere; ma soprattutto impedisce lo sviluppo del tipo di pensiero maschile, rivolto alla profondità e all’analisi in modo molto diverso da quello femminile.
Abbiamo assistito ad una battaglia politica e culturale che ha determinato la parità di genere tra uomo e donna che nella società vantano gli stessi diritti e allora questi uguali diritti di fronte alla legge dove sono nel mondo della scuola? Non esistono affatto a causa della predominanza del genere femminile in quasi tutti i cicli d’istruzione. Non si vuole fare una discriminazione, ma definire bene il pari ruolo dei docenti di ambedue i sessi, perché i bambini, gli adolescenti, i giovani devono apprendere sia dalla donna che dall’uomo, perché i due generi hanno idee, sentimenti, sensazioni, emozioni, saperi diversi uno dall’altro e gli studenti devono apprendere dall’uno e dall’altro sesso.
Mario Bocola