Il nuovo Dpcm del 3 dicembre 2020 prevede che le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottino forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica in modo che a decorrere dal 7 gennaio 2021 al 75 % della popolazione studentesca delle predette istituzioni sia garantita l’attività didattica in presenza.
Quindi, non si rientrerà a scuola prima delle vacanze di Natale e le scuole superiori torneranno in presenza dopo l’Epifania.
Il Premier Conte ieri ha comunicato che nel giro di neanche un mese, con le restrizioni messe in atto finora, l’indice Rt è sceso al di sotto di 1, il che farebbe presupporre che, continuando con questa discesa (anche se graduale), prima di Natale tutte le Regioni passeranno in zona gialla.
Sempre dal Dpcm apprendiamo che permane la suddivisione del nostro paese in aree “colorate”. In particolare, vengono indicate le misure più restrittive previste per le zone arancioni e zone rosse.
Nel dettaglio, per quanto riguarda la scuola, il Dpcm, all’art. 3 riguardante le aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto (aree rosse), conferma che, fermo restando lo svolgimento in presenza della scuola dell’infanzia, della scuola primaria, dei servizi educativi per l’infanzia e del primo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado, le attività scolastiche e didattiche si svolgono esclusivamente con modalità a distanza dalla classe seconda delle medie in poi.
Quindi, se al 7 gennaio alcune Regioni dovessero tornare in zona rossa, è corretto immaginare che, almeno fino al 15 gennaio 2021 (termine di vigenza del Dpcm), gli studenti delle superiori potrebbero restare in DaD, così come le ultime due classi delle scuole medie?
Questo aspetto forse dovrebbe essere chiarito.
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