Il nuovo Premier Mario Draghi oggi 17 febbraio 2021 si è presentato al Senato per il voto di Fiducia con un discorso complesso e dallo sguardo lungo, ricco di riferimenti alla scuola.
Quale scuola secondo Draghi? Quali interventi sono più urgenti per superare le criticità che inevitabilmente la pandemia ha prodotto anche nel mondo scolastico?
“La diffusione del Covid ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze. Un dato chiarisce meglio la dinamica attuale: a fronte di 1.696.300 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, nella prima settimana di febbraio solo 1.039.372 studenti (il 61,2% del totale) ha avuto assicurato il servizio attraverso la Didattica a Distanza.”
Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà. Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza.
È necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale. Siamo chiamati disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo.
Infine è necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni.
Un capitolo importante del discorso di Mario Draghi è riservato agli Itis, sui quali, ricorda il Premier, il Governo Conte 2 ha ottenuto di investire 1,5 md, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia:
“Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate. In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli ITIS (istituti tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. È stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale.”
Sull’intervento del Premier Draghi sugli Itis, ha commentato a stretto giro il Pd nella persona del deputato Serse Soverini, che si dice soddisfatto delle parole del Presidente del Consiglio: “Ringrazio il Presidente Draghi per l’enfasi data alla rilevanza della formazione professionalizzante degli istituti tecnici superiori (ITS) per l’occupazione e la crescita del sistema produttivo italiano, includendola tra i primi punti del suo intervento al Senato. Come Partito Democratico siamo fortemente impegnati per la riforma e il rafforzamento del sistema degli istituti tecnici superiori e stiamo presentando provvedimenti e riforme in tal senso”.
“Abbiamo a disposizione nel Recovery Plan – prosegue il deputato dem – un miliardo e mezzo di euro da spendere in 5 anni. Un finanziamento senza precedenti che ci permetterà un ambizioso piano di sviluppo di un canale formativo che in Italia vede solo 16.000 studenti iscritti contro gli oltre 900.000 della Germania.”
Una preoccupazione, quella di Draghi per la scuola, strettamente legata alla questione nuove generazioni.
“Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. “
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