Mario Draghi non perde tempo. Da presidente del Consiglio ha subito incontrato i presidenti di Senato e Camera, ma anche Giuseppe Conte, quello che potrebbe essere il suo predecessore, e si è rivolto al paese, definendo cruciali le risorse che arriveranno dall’Europa attraverso il Recovery Fund.
Ma la domanda che tutti si fanno è: Draghi avrà il sostegno della maggioranza dei partiti? La strada appare impervia. Perché il primo partito, il M5s, per bocca di uno dei suoi leader, Beppe Grillo, ha detto che il Movimento rimane “fedele a Conte”.
Anche il capo politico dei grillini, Vito Crimi, è sembrato decisamente freddo. “Un governo tecnico avrebbe mai potuto fare il reddito di cittadinanza? Avrebbe potuto fare misure costose ma innovative e di rilancio come il superbonus al 100% e le comunità energetiche?”.
E ancora. “Queste sono operazioni – dice Crimi – che può fare un governo politico, non un governo che ha la necessità di far quadrare i conti. Un tecnico non fa il bene del Paese, abbiamo già dato”.
Anche da LeU arriva una certa freddezza. Nicola Fratoianni dice che “non esistono governi tecnici e tantomeno esistono governi neutri – prosegue il segretario nazionale di Sinistra Italiana- la natura di un governo si misura dalle sue scelte. Quello che va discusso in queste ore è quale sarà la scelta prevalente di un eventuale, nuovo governo”.
“Se sceglierà di prorogare il blocco dei licenziamenti, di preparare una riforma del fisco in termini fortemente progressivi, di investire pesantemente sul rafforzamento del sistema sanitario pubblico e sulla scuola è un conto, ma se le scelte sono di segno opposto è tutta un’altra faccenda”, ha concluso Fratoianni.
Mentre il Pd si dice pronto a sostenere Draghi: l’esito paradossale, ha detto Dario Franceschini, è che non bisogna spaccarsi e aprire il Paese alla destra.
Chi sosterrà l’ex governatore della Banca centrale europea è sicuramente Italia Viva. E anche Forza Italia ha dato la sua disponibilità. Con Lega e Fratelli d’Italia che rimarrebbero all’opposizione ma in modo “responsabile”.
Questo è il quadro che aspetta l’Italia. Rimane da capire con quali tempi. Il governo Draghi durerà sino alla fine della legislatura? Oppure fino a poco dopo l’elezione del presidente della Repubblica? O magari alla prossima primavera, prima quindi dell’avvio del semestre bianco che porterà ad individuare il successore di Sergio Mattarella?
Per Draghi, insomma, la strada non è proprio agevole. Alla fine, per incrementare il sostegno, l’ex governatore della Bce potrebbe scendere a patti e accettare qualche ministro politico.
Fare, quindi, delle previsioni su chi tra qualche settimana guiderà il dicastero di Viale Trastevere al posto di Lucia Azzolina appare davvero difficile.
Nelle ultime ore, si sta facendo il nome del professore Patrizio Bianchi, che nei mesi del lockdown è stato coordinatore del Comitato degli esperti ministero dell’Istruzione, il cui operato ha indirizzato (nemmeno troppo) le scelte dell’amministrazione in vista della ripresa di settembre.
La cautela è d’obbligo. Attendiamo almeno che Draghi inizi le consultazioni con i partiti: prenderà il via la mattina di giovedì 4 febbraio. E dovrà fare in fretta. L’Italia, dove i casi di Covid sono tornati salire, non può aspettare.
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