Sorrido nel leggere le parole roboanti e fumose, ma alla moda, del nuovo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: scuola aperta e inclusiva, personale formato e qualificato, nuove competenze per gli alunni. Siamo già nell’iperuranio post-platonico. Inciampa subito sul lavoro degli insegnanti attuali, ovviamente non formati e non qualificati, il presidente del Consiglio Mario Draghi, che pensa di allungare l’anno scolastico nella frescura estiva, suppongo per recuperare i programmi non svolti dai soliti maestri e professori pelandroni e ignoranti.
Ma il Governo “meravigliao” comprende anche il ministro Vittorio Colao, stratega della transizione digitale; che quest’ultima sia prodromica della scuola totalmente tecnologica, quella con i robot-docenti assegnati ai singoli alunni, che Asimov racconta non piacesse alla piccola Margie?
Mi permetto di proporre al neoministro Bianchi tre decreti da promulgare quanto prima possibile, in sinergia con i ministri dell’Università e dell’Economia, tagliando gli sprechi del Ministero, degli Uffici Scolastici Regionali e dell’Invalsi, e utilizzando il Recovery Fund: riduzione del numero massimo di alunni per classe a 20 unità, 15 in presenza di uno studente con disabilità, considerato che in queste settimane verranno definiti gli organici delle scuole di ogni ordine e grado; apertura di Bienni Formazione Docenti nelle Università, nei Conservatori di Musica e nelle Accademie di Belle Arti, ovviamente a numero programmato e abilitanti, a partire dal prossimo anno accademico; conferma dei parametri minimi per le Autonomie scolastiche di 500 alunni, ridotti a 300 nelle zone montane, nelle piccole isole e in tutte le aree geografiche abitate da Minoranze linguistiche, già presenti nella Legge di Stabilità del 2021.
Ci sarebbero tante altre problematiche delle quali discutere ma, come si sa, il meglio è nemico del bene. Nello sviluppo del lavoro, in Viale Trastevere si potrebbero prendere in esame altre due o tre cosucce sulle quali il ministro Bianchi dovrebbe confrontarsi con insegnanti e presidi “anziani”, veri conoscitori del manuale delle istruzioni dell’Istruzione.
Mi riferisco alla definizione di una nuova Funzione Docente, con orario di servizio di 36 ore settimanali “all inclusive” e orario di cattedra invariato, ferie uguali a quelle degli altri dipendenti pubblici e retribuzioni europee; all’immissione in ruolo degli insegnanti di Sostegno, già selezionati attraverso ultra-selettive procedure concorsuali per l’accesso ai Corsi di formazione post laurea (con oltre l’ottanta per cento di bocciati!); alla cancellazione del Decreto legislativo 62/2017, che prevede la promozione “ope legis” per tutti e l’impunità per maleducati e bulli; alla modifica dello “Statuto delle studentesse e degli studenti” con l’introduzione delle sanzioni disciplinari immediate in “flagranza di reato” (bullismo, oltraggio e/o aggressione a Pubblico Ufficiale, sia esso docente o preside); etc.
Un’ultima riflessione.
Nel Governo “meravigliao” sono stati inseriti anche due ministri che, in passato, hanno nuociuto profondamente alla Scuola Pubblica della Repubblica Italiana. Aspettavamo il Governo dei Migliori e non la riproposizione di personaggi che, nella memoria scolastica collettiva, sono presenti alla voce “Ministri Peggiori”. Errare è umano, perseverare…
Antonio Deiara
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