Sviluppo dell’autonomia e soprattutto un sistema di valutazione finalmente adeguato. Sono i due concetti base che il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ritiene fondamentali per rilanciare e rinnovare il sistema scolastico italiano sonoramente “bacchettato” nei giorni scorsi dall’Ocse attraverso il rapporto Talis 2009. Quello di Draghi è un vero e proprio invito alle istituzioni preposte a muoversi. Ed in fretta. Soprattutto sul fronte della realizzazione di verifiche della qualità di insegnamento degne di un Paese moderno. “Le indagini internazionali che valutano le competenze degli studenti ai vari gradi di istruzione – ha detto il Governatore il 22 giugno, in occasione della cerimonia di consegna del premio per la Matematica e l’Informatica 2009 – ci hanno aiutato a comprendere la gravità dei problemi del nostro sistema scolastico e la difficoltà che incontra a garantire risultati uniformi tra le diverse aree del Paese”.
Draghi invoca una nuova valutazione standard
Quello che Draghi vorrebbe vedere realizzato è un processo di attuazione di prove standardizzate, sul genere di quella Invalsi introdotta alle medie inferiori. “È ormai opinione largamente condivisa – ha detto – che necessitiamo di un più efficace sistema di valutazione. L’anno scorso ha rappresentato un passo fondamentale in questa direzione: il tradizionale esame di stato a conclusione del primo ciclo, il vecchio esame di ‘terza media’, è stato infatti integrato da una prova scritta definita in modo da poter essere valutata uniformemente su tutto il territorio nazionale. Per la prima volta in Italia – ha sottolineato il Governatore – il giudizio espresso dai docenti sui propri alunni è stato arricchito con elementi di verifica oggettivi e uniformi”.
Nel 2008 però il “peso” della prova nazionale non incise sulla valutazione finale dello studente. Al contrario di quest’anno. Quando i circa 560 mila alunni di terza media iscritti in 5.923 scuole sono stati messi di fronte ad un test, considerato dalla maggior parte degli alunni di difficoltà medio-alta, dall’esito che ha fatto media nel giudizio finale da apporre sul diploma.
Draghi, anticipando anche il Miur, ha spiegato che le elaborazioni condotte su un campione statisticamente rappresentativo indicano che in media gli studenti hanno risposto correttamente a poco più di metà dei quesiti di matematica. “Questi esercizi non hanno lo scopo di stilare sterili classifiche di bravura – ha sottolineato il Governatore – ma rappresentano uno stimolo per ogni attore, gli studenti e le loro famiglie, gli insegnanti e i loro dirigenti scolastici, le autorità scolastiche, a migliorarsi, adottando gli opportuni interventi correttivi”.
Unanime il giudizio favorevole alle parole di Draghi. Ad iniziare dal responsabile del dicastero dell’Istruzione. “Ho insistito tante volte sulla necessità di rinnovare la scuola puntando anche su un efficace sistema di valutazione e dunque non posso che accogliere con favore quanto detto a questo proposito da Mario Draghi”. Per Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, “le parole di Mario Draghi non possono che trovare apprezzamento e consenso anche quando indica la necessità di una scuola che chieda impegno, esiga rigore, valorizzi il merito. Lo sviluppo dell’autonomia scolastica e l’avvio di un serio sistema di valutazione sono gli strumenti che possono avviare quelle riforme che portano il sistema ad affrontare le criticità che incontra”.
D’accordo con il Governatore anche la Rete degli studenti, preoccupata però perché il ministro Gelmini starebbe conducendo una politica strategica ben diversa. “Per realizzare i consigli del Governatore della Banca d’Italia – ha detto il portavoce Luca De Zolt – servono più risorse, un’autonomia scolastica che metta al centro gli studenti e non il risparmio di cassa”.