La pandemia ha provocato un gap formativo nei ragazzi ma le tecnologie di digital learning possono essere la risposta alla necessità d formazione continua richiesta dal nuovo contesto di emergenza sanitaria
Il covid 19 ha lasciato lo scorso anno scolastico gli studenti diversi mesi a casa. La didattica a distanza non è partita per tutti allo stesso modo, per i motivi ormai noti: mancanza di connessioni internet nelle abitazioni, mancanza di strumenti digitali (pc, tablet), utilizzo delle piattaforme di e-learning improvvisato, didattica tutta da reinventare, lezioni tutte da rivedere e da riorganizzare. Per quanto sia stato fatto uno sforzo non indifferente da parte delle istituzioni scolastiche il dubbio di un eventuale gap formativo è lecito.
Sono molte le voci contrastanti su questo tema, l’opinione pubblica è divisa tra chi pensa che l’utilizzo della DAD sia stato sufficiente a terminare il piano didattico dello scorso anno e di stare quindi in linea con il programma in questo anno scolastico. C’ è chi invece pensa che i giorni di scuola lontano dagli edifici scolastici abbia creato un vuoto formativo che nessuno strumento digitale può colmare.
Il dibattito si è fortemente riacceso nel momento in cui tra le prime battute del nuovo Premier è emersa la necessità di “allungare “le lezioni scolastiche fino al 30 Giugno.
Andiamo per gradi. Ci sono delle statistiche e degli studi che affermano la presenza di questo Gap formativo. Uno di questi è dell’Unicef che ha calcolato essere oltre 800 milioni tra bambini e ragazzi che non stanno apprendendo le nozioni necessarie nella vita e nel loro futuro lavoro.
Secondo uno studio del WEF (World Economy Forum) senza formazione a causa delle scuole chiuse è prefigurabile una perdita di reddito del valore di 10 trilioni di dollari, la maggior parte dei quali a carico dei paesi più poveri. Per superare il gap occorre uno sforzo “urgente” e congiunto dei governi e dell’industria privata, serve rendere il digital learning accessibile e sostenibile perché questa è la chiave di volta per promuovere e estendere la formazione. Quindi il problema non sembra essere essere la didattica a distanza ma il fatto che non tutti possono utilizzarla.
Gap tecnologico, quindi sociale ed economico. L’agenda tracciata dal WEF include le azioni prioritarie da svolgere. Si parte dagli investimenti in infrastruttura per raggiungere il più vasto pubblico possibile con i servizi di digital learning. I finanziamenti dovrebbero avere più fonti (pubblico, privato, donazioni) per evitare la proliferazione dei modelli a pagamento che restringono l’accesso alle fasce sociali meno abbienti.
Per Il nuovo Capo del Governo, gli studenti “hanno perso troppe lezioni” e sono “bisognosi sia di un recupero formativo che psicologico”.
Tra le prime indicazioni fornite da Draghi ai partiti politici sono state,” didattica a distanza non sempre efficace come quella in presenza, quarantene e orari ridotti per evitare congestione dei trasporti” hanno di fatto ridotto la quantità dello studio dei giovani ragazzi italiani
Serve quindi colmare il gap rimodulando il calendario scolastico per recuperare i giorni persi.
Il premier nel suo intervento al Senato ha parlato diffusione del Covid che ha “provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze.”
Per Draghi serve tornare “rapidamente ad un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”
C’è quindi la percezione chiara nel nuovo Governo che qualcosa in termini formativi si è perso per strada. Abbiamo più volte parlato dell’importanza della DAD non come strumento sostitutivo ma complementare alla didattica in presenza perché la relazione che si crea stando fisicamente nella stessa stanza non la si può sostituire con nessuna cosa. L’atmosfera, la comunicazione che si crea nelle 4 mura dell’aula è insostituibile.
Sull’estensione a giugno ed a luglio della scuola, si discuterà molto nelle prossime settimane anche perché la decisione spetta di fatto alle Regione, il tema di fondo cioè l’esistenza o meno di un gap formativo non è di facile risposta e forse la verità la scopriremo solo nei prossimi anni quando i ragazzi di oggi diventeranno i lavoratori di domani.
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