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Draghi: per rilanciare la competitività è ora che si formino studenti capaci e competenti

Il grado d’istruzione della forza lavoro e in particolare dei giovani è un fattore fondamentale di crescita in un’economia basata sulla conoscenza” e anche quando sono preparati c’è “un problema di inutilizzo del loro patrimonio di conoscenza, della loro capacità di innovazione“. A sostenerlo è stato, il 7 ottobre, nella giornata delle contestazioni studentesche verso la politica di tagli alle risorse, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, durante un convegno a Sarteano, in provincia di Siena.
Secondo il futuro presidente della Bce “le difficoltà incontrate dalle giovani generazioni devono preoccuparci. La crisi che dal 2008 ha colpito l’economia mondiale ha acuito drammaticamente il problema perchè i giovani sono fra coloro che ne subiscono i contraccolpi più forti“.
Specialmente nel nostro paese – ha sottolineato Draghi – le prospettive di reddito delle nuove generazioni sono più che mai incerte; il loro contributo alla crescita è frenato in vario modo dai nodi strutturali che strozzano la nostra economia. Si stanno sprecando risorse preziose stiamo mettendo a repentaglio non solo il loro futuro ma quello del Paese intero“.
Draghi ha poi aggiunto che famiglia è “una difesa” per i giovani dai contraccolpi della crisi, ma stanno aumentando le disuguaglianze nelle condizioni di partenza, tanto che il successo professionale dipende più dal luogo di nascita e dai genitori che dal titolo di studio. “Se per alcuni giovani – ha spiegato il governatore della Banca d’Italia– una maggiore rilevanza della ricchezza ereditata può costituire una forma di compensazione rispetto alle minori opportunità di guadagno, in generale tende ad accrescere le disuguaglianze nelle condizioni di partenza“. Ne consegue che “il successo professionale di un giovane appare dipendere più dal luogo di nascita e dalle caratteristiche dei genitori che dalle caratteristiche personali come il titolo di studio conseguito“.
Il prossimo presidente della Bce a detto, quindi, che la priorità assoluta della politica economica sono le riforme strutturali, indispensabili per uscire dalla stagnazione. Tra le priorità figurano il superamento “di una serie di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, definire un più favorevole contesto istituzionale per l’attività delle imprese, promuovere una maggiore accumulazione di capitale fisico e di capitale umano“; oltre che “favorire i processi di riallocazione dei lavoratori tra imprese e settori per cogliere più prontamente le opportunità di crescita sui mercati globali“. Ma non solo: il Governatore ha detto che reputa indispensabile anche “proseguire nell’azione di riforma del settore dell’istruzione per incrementare lo stock di capitale umano, oggi inferiore in quantità e qualità rispetto ai Paesi con cui competiamo sui mercati“. Perché “valorizzare le capacità e le competenze dei nostri studenti, riducendo il divario con i coetanei dei principali paesi europei, migliora la competitività e la capacità propulsiva delle imprese che li occuperanno, o che da essi verranno fondate“.
I diretti interessati, i giovani, non sembrano avere molta fiducia nelle espressioni di Draghi. Quelli della Rete della conoscenza hanno detto che certe espressioni fanno solo sorridere. “Sorridiamo – fanno sapere dalle Rete della conoscenza – proprio perché siamo giovani e ottimisti, altrimenti dovremmo piangere o incazzarci. Dov’era Draghi quando la scuola e l’università italiane venivano smantellate? Dov’era Draghi quando il Governo italiano rendeva precario il lavoro e le vite della nostra intera generazione? Dov’era Draghi, quando la crisi generata da finanzieri come lui veniva scaricata su di noi?”.
Gli studenti non hanno dubbi: “per anni è stato dirigente di Goldman Sachs, centro della speculazione finanziaria globale, poi è stato alla Banca d’Italia e ora andrà alla Bce, esattamente le istituzioni finanziarie che hanno suggerito quando non imposto queste misure”. Per questi motivi, continua la Rete della conoscenza, “noi non ci caschiamo. Se Draghi volesse davvero ‘valorizzare i giovani’, potrebbe scrivere un’altra lettera, in cui chiede al Governo italiano un massiccio piano di investimenti su scuola, università e ricerca, l’introduzione di un reddito per i soggetti in formazione, la lotta alla precarietà, la restituizione ai cittadini del diritto a decidere sulle politiche economiche e sociali”.
Alessandro Giuliani

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