Con l’incarico conferito a Mario Draghi dal Presidente della Repubblica il 2 febbraio scorso, per formare un nuovo Governo, è incominciata pure la corsa al pronostico per individuare da chi potrebbe essere formata la squadra dei ministri che porterà la Nazione fuori, o almeno il più lontano possibile, dal pantano in cui improvvisamente si è trovata.
Secondo una indagine basata sulle “citazioni” ottenute nel corso di questi giorni, e quindi su un piano puramente “tecnico-numerico”, sembra che fra i più probabili ministri ci siano Giancarlo Giorgetti (Lega), la presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia e Graziano Delrio (Pd). Ma anche l’economista Carlo Cottarelli, Luciana Lamorgese, l’economista Fabio Panetta, Enrico Giovannini, Paola Severino, Ilaria Capua, l’economista Dario Scannapieco, Raffaele Cantone e Antonio Tajani.
Non mancherebbero, all’interno di queste citazioni “tecniche”, Giuseppe Conte e Matteo Renzi; ma pure Luigi Di Maio e Vito Crimi. Ma si accenna pure, in altri ambiti di probabilità, anche a Mariastella Gelmini.
Di nessuno però si indica il ministero che andrebbe a ricoprire, mentre per quanto riguarda l’istruzione le cose appaiono differenti, almeno secondo quanto pubblica l’Agenzia Aska, che fra l’altro pone anche il dilemma: sempre diviso il ministero fra scuola e università oppure di nuovo riunito? Bella domanda, anche se apparirebbe fondamentale lasciare alla Università uno spazio autonomo per incentivare e puntare sulla Ricerca che in Italia per troppo tempo è stata messa di lato.
Per il solo ministero dell’Istruzione, molti osservatori della politica danno per scontato l’uscita definita di Lucia Azzolina, anche se non parrebbe del tutto scontato, mentre sembrerebbe che il Pd stia puntando su Anna Ascani, 33 anni, politica navigata e già viceministra all’Istruzione; tuttavia sul taccuino di Draghi ci sarebbe invece Patrizio Bianchi, 68 anni, docente di Economia e Politica Industriale all’Università di Ferrara, dove è stato Rettore dal 2004 al 2010; già coordinatore di un comitato di esperti al MI durate il lockdown, è stato anche assessore alla Scuola in Emilia-Romagna con Bonaccini. Bianchi comunque sembra essere il nome su cui quasi tutti i pronostici fanno riferimento, mentre il Fatto Quotidiano scrive: “Secondo i ben informati sarebbe lui stesso, con molta modestia, ad aver detto che super Mario lo potrebbe ben presto chiamare. Una certezza c’è: il professor Bianchi ci tiene a quel posto, tanto che mesi fa in un’intervista al Corriere della Sera non nascose la sua ambizione”.
Tuttavia altre eco fanno risuonare, qualora anche la Lega entrasse nel governo, nomi designati dal partito di Salvini che sulla scuola, nell’ultimo anno, ha parlato e straparlato, ha accusato e mai assolto tutto l’operato della ministra Azzolina. Dunque potrebbe mettere sul tavolo della “fiducia” al governo Draghi una personalità a lui gradita: possibile? Chissà?
Ma soprattutto, ci chiediamo: i conti senza l’oste? Forse, perché Mario Draghi, il SuperMario della Bce, non crediamo si lasci tirare per la giacca dai politici o da strategie politiche o da compromessi politici, considerato che lui qualcosa sulla scuola l’ha già detta e non sembra affatto che non abbia le idee chiare: “essenziale per la crescita, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata sono l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani. Questo è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore.
“Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio.
“Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.
Analisi lucida e puntuale, per cui Draghi, considerato il suo prestigio internazionale e i successi che ha ottenuto nel dirigere un affare enorme con la Banca Europea, non ci pare possa smarrirsi nella scelta di un ministro dell’istruzione di altissimo profilo o farselo imporre delle beghe politiche. Vedremo.
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