Partire dalla rimodulazione del calendario di quest’anno e procedere con l’assunzione dei docenti affinché l’anno prossimo parta senza buchi di organico. Sono queste le prime indicazioni sulla scuola che il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi avrebbe comunicato ai gruppi parlamentari incontrati l’8 febbraio, in occasione del secondo ciclo di confronti finalizzati alla formazione del nuovo governo
Secondo quanto è stato riferito dall’Ansa, ai partiti Draghi avrebbe confermato l’intenzione di dare una sterzata alla formazione degli oltre otto milioni di alunni. Sulle modalità da adottare, tuttavia, sarebbe bene fare un approfondimento.
Il primo riguarda il calendario scolastico. Quello che più di qualcuno vorrebbe allungare almeno sino alla fine di giugno, come il Gruppo Condorcet.
Rimangono in piedi, comunque, molti dubbi: fare slittare nell’attuale anno scolastico la fine delle lezioni di tre settimane, infatti, comporta delle problematiche non indifferenti. A partire dalle difficoltà oggettive di svolgere le lezioni con una temperatura superiore ai 30 gradi.
Quindi, se l’intenzione è questa, allora il nuovo governo farebbe bene a dotare da subito le classi di 42 mila edifici scolastici di quei condizionatori d’aria di cui si parla da anni ma che nessuno ha mai acquistato: ammesso che vi siano i fondi per realizzare il progetto (potrebbero arrivare con il Recovery plan), siamo sicuri che si farà in tempo per la prima decade di giugno ad installarli?
Bisognerebbe poi verificare l’impatto del cambiamento del calendario sugli Esami di Stato, in particolare sulla maturità, di cui ad oggi ancora non si sa nulla di certo considerando che della canonica Circolare da pubblicare entro il 31 gennaio si sono perse le tracce.
Come vi sono aspetti contrattuali che, sempre in caso di posticipo del termine delle lezioni, necessiterebbero di un approfondimento. E quindi di un confronto serrato con i sindacati.
A meno che non si tratti di allungare l’anno scolastico solo per quegli alunni che ne hanno effettivamente bisogno: in questo caso il discorso cambierebbe. E di molto.
Ancora più dubbi lascia poi l’intenzione del presidente incaricato di procedere con l’assunzione dei docenti affinché l’anno prossimo parta senza buchi di organico. Considerando che, causa Covid-19, i concorsi ordinari sono ancora in alto mare e che lo straordinario della secondaria (per il quale si dovranno comunque attare le prove suppletive) potrà al massimo coprire 20-30 mila cattedre vacanti, quali disposizioni si potrebbero attuare per assumere i docenti ed assegnare quasi 200 mila cattedre di cui la metà vacanti? Se si dovesse trattare, come sembra di capire, di assunzioni a tempo indeterminato, l’unica possibilità sarebbe quella del concorso per soli titoli. La modalità contro la quale la ministra uscente Lucia Azzolina e tutto il M5s si sono sempre opposti.
La domanda però è d’obbligo: l’ex presidente della Bce, non dovrebbe incentrare il suo mandato su una politica meno assistenzialista e più rigorosa? Non dovrebbe formare un esecutivo di stampo più europeista e più attento all’elevazione dei titoli, anche a livello universitario, e a combattere l’abbandono precoce dei libri di scuola? Pensare di attuare questo percorso, particolarmente difficile, dando il là ad assunzioni non selettive appare davvero difficile.
A meno che non si tratti di una deroga, di una politica di transizione, dovuta all’anno (anzi agli anni) del Covid.
La conclusione è naturale: prima di avventurarci in discorsi di questo genere, aspettiamo almeno che si formi la squadra di governo.
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