Sul caso del Liceo Socrate di Roma interviene Eleonora Mattia, presidente della Commissione Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio del Consiglio regionale del Lazio che dichiara: “Apprendo con stupore la notizia della protesta “in minigonna” delle studentesse del liceo Socrate di Roma scatenata dalla direttiva della vicepreside che non permette loro di indossare indumenti femminili a scuola. Non conosco francamente il motivo di tale proibizione, che ha un sapore anacronistico e ci catapulta indietro nel tempo quando a scuola si doveva andare tutti con il grembiule, e apprezzo la sortita delle studentesse che hanno varcato l’ingresso in minigonna”.
“La vicenda – aggiunge la presidente Mattia – potrebbe far sorridere alcuni, ma i contorni sono grotteschi e nascondono, a mio parere, il germe di un proibizionismo per lo meno insidioso rispetto ai concetti di libertà e di uguaglianza che, per antonomasia, non ammettono distinzioni alcuna, men che meno di genere”.
“Al fine di comprendere le ragioni e dare l’opportunità di spiegare – sottolinea ancora Eleonora Mattia – convocherò in IX Commissione Pari opportunità, che presiedo, la dirigente scolastica e la vicepreside del liceo Socrate. Sarebbe grave se si incoraggiassero, nei luoghi dove i nostri ragazzi apprendono non solo nozioni ma anche regole di vita, principi che limitano la libertà individuale, a maggior ragione se questi seguissero malauguratamente logiche di diversità dovute al genere”.
Per concludere con un inequivocabile “Viva la libertà delle ragazze del Liceo Socrate”.ì
Il punto di vista di Mario Rusconi, ANP Lazio
Sulla vicenda abbiamo chiesto l’opinione di Mario Rusconi, presidente dell’ANP della regione Lazio.
“Gli studenti – afferma Rusconi – vanno sempre convinti e non costretti. In tutta la mia carriera di dirigente scolastico non ho mai scritto una circolare sul dress code. Al contrario ho sempre cercato di usare l’ironia; per esempio agli studenti e alle studentesse che nelle ultime settimane di scuola arrivavano in maglietta e pantaloni corti mi limitavo a chiedere che numero avessero. Ovviamente loro mi chiedevano cosa io volessi dire ed io rispondevo che volevo sapere il numero della loro cabina perché mi parevano vestiti più spiaggia che scuola”.
“Io credo – conclude Rusconi – che l’educazione civica significhi anche acquisire la consapevolezza dei diversi contesti sociali in cui ci si trova.
Ma il problema, purtroppo, viene da lontano: in questi anni abbiamo dato troppa importanza all’istruzione e troppo poca all’educazione del cittadino”.