Alcuni giovani devono rispondere davanti ai giudici sui tentativi di dei corrompere diversi ragazzini, tra i quattordici, quindici e i sedici anni, che venivano avvicinati all’entrata e all’uscita dalla scuola, per «iniziarli» all’uso delle sostanze stupefacenti partendo da quelle cosiddette leggere, marijuana e hashish, per farli abboccare, a poco a poco, a quelle più pesanti.
I carabinieri avevano predisposto un servizio di osservazione discreta quanto assidua, in modo da monitorare quanto qualcuno aveva percepito e prudentemente segnalato. L’andirivieni sospetto era stato scrupolosamente registrato e, al momento opportuno, gli investigatori erano intervenuti a gamba tesa stroncando il business.
Non mancano le conferme di quanto avevano notato i carabinieri. Gli studenti individuavano i fornitori attraverso il passaparola. Sapevano come fare a procurarsi la dose con dieci euro direttamente sul posto, anche se qualcuno aveva pure i recapiti telefonici dei fornitori.
I soldi che le famiglie davano per il panino o la colazione al bar, o quelli della paghetta risparmiata, servivano a pagare la «canna». Le voci hanno cominciato a circolare e sono arrivate alle orecchie degli adulti che si sono mobilitati per mettere fine all’illecita attività. Nel capo di imputazione, viene citata circa una decina di giovani clienti degli spacciatori.
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