Non ci posso credere. Il Dlgs n. 33 del 2013 riveduto e corretto dal Dgls n. 97/2016 impone a noi dirigenti scolastici, come a tutti i dirigenti pubblici, in nome degli obblighi di trasparenza e pubblicità della pubblica amministrazione, a trasmettere la propria situazione patrimoniale, nonché quella del proprio coniuge e dei parenti di secondo grado.
Vogliono sapere i compensi di qualsiasi natura e a qualsiasi titolo posseduti, gli incarichi ricevuti sia pubblici che privati, e chiunque può richiedere queste informazioni.
Chiamasi accesso civico. A parte i dubbi sull’efficacia di questi adempimenti formali per combattere la corruzione, rifletto che praticamente siamo equiparati agli altri dirigenti pubblici per la parte normativa, ma per quanto riguarda i compensi, e lo sanno bene al Ministero quanto poco prendiamo rispetto alle responsabilità che ci sono state addossate, rimaniamo l’ultima ruota del carro.
Oltre al danno, insomma la beffa. Tutti i dirigenti scolastici, di fronte all’ingiustizia sociale di miseri stipendi che riceviamo rispetto alle incombenze minori di altri dirigenti pubblici che sono pagati lautamente, perché sono nominati dai politici, dovrebbero protestare e chiudere le scuole. Non lo facciamo per senso di responsabilità. Siamo- come ha detto qualcuno- cirenei che portano la croce, fino a quando non cadremo per terra-aggiungo io.
E gli insegnanti? Professionisti pagati come le cameriere che non hanno studiato. Poi ci meravigliamo se i professori vengono picchiati dalle famiglie. Se lo Stato considera l’educazione un servizio che si deve dare al minor costo possibile (vedi anche lo scandaloso obolo per il funzionamento delle scuole, che costringe i genitori a compare perfino la carta igienica),allora non c’è da meravigliarsi della scarsa considerazione sociale che hanno i docenti e i dirigenti scolastici.
La risposta è: ma non ci sono soldi. Non è vero, perché si spenderanno milioni di euro per la formazione e per la scuola digitale, mentre il personale scolastico è tenuto a stecchetto.
La formazione è necessaria, ma non è necessario che enti di formazione, università e associazione riconosciute dall’alto lucrino su questa necessità. I docenti sono abbastanza professionisti da autoformarsi, confrontandosi tra di loro e facendo ricerca-azione, unendo pratica e teoria.
Così si risparmiano soldi che potrebbero andare nelle tasche dei docenti e dei dirigenti scolastici, a cui si chiede di fare anche formazione continua e obbligatoria. Io per esempio ho frequentato un inutile corso per dirigenti scolastici previsto dal Piano Scuola Digitale Nazionale che è servito solo a pagare un professore di economia (ma che ci azzecca l’economia con la pedagogia?).
Sarebbe stato più utile ed economico un confronto tra noi dirigenti scolastici sull’innovazione metodologica e didattica che si vuole imporre con il PSDN.
Per come vanno le cose, è diventato ministro una che di scuola pare poco sappia. Si occupava, a quanto leggo, da sindacalista, di reparti tessili. Vero è che i politici sono onniscienti, ma spero che si faccia consigliare da chi la scuola la pratica per davvero e non da chi la teorizza solo.
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