Ci arriva un quesito da parte di una docente in merito al piano didattico personalizzato (PDP), ovvero il documento relativo agli alunni DSA e BES. La docente chiede se tale PDP sia sempre obbligatorio o meno.
Per quanto riguarda il PDP, in base alla L. n. 170/10, al decreto attuativo n. 5669/11 ed alle Linee Guida annesse, per gli alunni con DSA è prevista obbligatoriamente la stesura di un PDP contenente gli strumenti compensativi e le misure dispensative necessarie al successo scolastico dell’alunno. Tale documento ha pieno valore formale e quanto in esso stabilito dev’essere garantito anche in sede di verifiche e di esami finali.
Per quanto riguarda invece gli alunni BES, la direttiva ministeriale del 27/12/12 distingue tre sottocategorie di BES: disabilità, Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) ed evolutivi specifici e svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale.
Il documento, evidenziamo, può essere redatto anche in presenza di altri BES, diagnosticati o meno.
In quest’ultima categoria di BES, possono essere presenti deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD); in altri casi, invece, sono riconducibili a diverse forme di svantaggio derivante da disagi economici e sociali, linguistici o culturali, come ad esempio i bambini e i ragazzi che vivono importanti forme di marginalità o che sono da poco arrivati in Italia.
In tutti questi casi il PDP non è da intendersi obbligatorio, ma la sua presenza e stesura viene stabilita dal Consiglio di Classe. In tali casi può avere anche carattere temporaneo, per brevi periodi durante l’anno scolastico.
Le modalità di personalizzazione dei PDP per tali situazioni si trovano nella CM n. 8/13. Ulteriori indicazioni in merito alle modalità di intervento vengono poi fornite nella nota n. 2563/13.
Infine, anche in assenza di tali piani di lavoro relativi ai diversi Bisogni Educativi Speciali, ricorda il sito Disabili.com, è sempre possibile attivare percorsi di individualizzazione e personalizzazione, in virtù di quanto disposto dal DPR n. 275/99 e della L. n. 53/03.
Lo scorso maggio si era creato un giallo attorno ad una nota ministeriale in cui si raccomandava di “non esagerare” con il PDP. Tale nota, in un primo momento, era stata letta come un divieto a formulare tali documenti.
In realtà la nota non negava assolutamente la stesura dei piani didattici personalizzati, ma al contrario forniva indicazioni per cercare ad imprimere un valore maggiormente educativo e didattico e meno burocratizzato: “personalizzare i percorsi di insegnamento-apprendimento – riporta la nota – non significa parcellizzare gli interventi e progettare percorsi differenti per ognuno degli alunni delle classi, quanto pensare alla classe, come una realtà composita in cui mettere in atto molteplici modalità metodologiche di insegnamento apprendimento, funzionali al successo formativo di tutti“.
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