Se la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha confermato che è allo studio un piano per l’apertura delle scuole d’estate, escludendo però il coinvolgimento dei docenti degli istituti interessati, corre in ogni caso un brivido d’attesa sulle membra dei docenti che si sta scaricando anche sui sindacati della scuola,
“L’apertura delle scuole d’estate, nel periodo di sospensione -spiega a Labitalia Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (Anp-Cida)- dell’attività didattica, non è una novità assoluta. Già l’anno scorso, attraverso uno stanziamento di 10 milioni di euro del ministero dell’Istruzione, si è avuta l’apertura, con il progetto ‘Scuola al Centro’, in un centinaio di scuole nell’area metropolitana di Roma, Napoli, Palermo e Milano. Sono state così realizzate negli istituti attività ludico-sportive ed educative in generale, nell’ambito dell’obiettivo del contrasto alla dispersione scolastica”.
Per quest’anno gli obiettivi, spiega Rembado, sono sulla carte più ambiziosi: “Per quest’anno, invece, parliamo di cose diverse e cioè di un finanziamento di 240 milioni di euro del Fondo sociale europeo e non sappiamo ancora quante scuole avranno accesso a queste risorse e quindi realizzeranno l’apertura al di fuori della sospensione delle attività didattiche. Al momento le scuole, da quanto ne sappiamo, non hanno ricevuto nulla”.
E per quanto riguarda la presenza dei docenti nelle scuole d’estate, precisa, “dipende dalle attività che, nell’ambito dell’autonomia scolastica, ogni singolo istituto fissa”. “Non è detto -rimarca Rembado- che nelle attività previste d’estate vengano coinvolti i docenti della scuola, come non è detto che il personale impegnato comprenda docenti, ma bensì altre professionalità come atleti, coach, educatori e altro. Le attività estive hanno finalità diverse rispetto a quelle svolte durante l’anno scolastico, che hanno carattere didattico”.
E un’altra grana sulla via delle scuole aperte d’estate potrebbe essere il malcontento crescente tra i dirigenti scolastici. “Quest’anno dobbiamo avvertire, come maggiore associazione di rappresentanza dei dirigenti scolastici, che potrebbe esserci -spiega Rembado- una maggiore resistenza dei dirigenti verso l’apertura estiva”.
“Questo perché -aggiunge- è stata proclamato lo stato di agitazione della categoria per richiedere il riconoscimento del proprio ruolo. Per i dirigenti dal 2000 il ministero non ha trovato il modo, in 17 anni, di riconoscergli il trattamento da dirigenti che gli spetta. E’ una cosa che può influire indirettamente, causano un atteggiamento diverso rispetto al passato”.
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E se questa è la voce della dirigenza, i sindacati sono pronti alle barricate.
“Sono delle cose assurde, si confonde l’apertura scolastica per fini assistenziali che avviene attraverso cooperative e associazioni -spiega a Labitalia il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi- con quella che è l’attività di docenza. La scuola ha un calendario scolastico, una normativa, e il calendario dice che le attività di docenza terminano il 30 giugno”.
E i giorni di lezione e di impegno da parte dei docenti, spiega il sindacato, sono già di più rispetto ad altri Paesi.
“Le lezioni sono sospese, il nostro calendario scolastico -continua Turi- prevede oltre 200 giorni di lezione, che è un numero già maggiore rispetto ad altri Paesi. Il docente ha diritto per un contratto a un mese di ferie, ma col termine delle attività non è necessaria la sua presenza a scuola. I dirigenti -conclude- dicono cose fuori luogo, hanno perso di vista i veri obiettivi”.
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