Crescono i dubbi e i problemi sullo sciopero proclamato dai sindacati del comparto dopo il “no” della Commissione di Garanzia, dovuto peraltro a motivazione che già noi avevamo anticipato in un precedente articolo.
Adesso il problema però si sposta: i sindacati hanno annunciato che non intendono affatto revocare lo sciopero pur sapendo che in questo caso dovrebbero pagare una multa importante (per la verità la multa potrebbe riguardare anche i singoli lavoratori).
L’altra questione di difficile soluzione viene evidenziata dallo stesso Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola, che sottolinea come nella contingenza attuale lo sciopero “non lede nessuno dei diritti di studenti e famiglie” dal momento che le scuole sono chiuse.
Tanto che, per la verità, in rete molti fanno osservare che non appare molto sensato avere una riduzione dello stipendio per uno sciopero fatto in un giorno in cui le scuole sono chiuse (in molte regioni, peraltro, le lezioni finiscono già venerdì 5 giugno o sabato 6).
Più radicale la critica di CUB Scuola che molto hanno da ridire in merito al Protocollo d’intesa sulle linee operative per garantire il regolare svolgimento degli esami conclusivi di Stato 2019/2020.
“Mettiamo in evidenza – sottolinea Giovanna Lo Presti del sindacato di base – che il Protocollo è stato sottoscritto in data 19 maggio scorso da sette sigle sindacali, tra le quali le stesse che hanno indetto lo sciopero dell’8 giugno prossimo. A questo punto non ci orientiamo più: come è stato possibile accettare quel Protocollo e poi dichiarare sciopero?”
“Nessuna sorpresa – sostiene il segretario Unicobas Stefano d’Errico – È dal finto sciopero proclamato e prontamente ritirato a marzo che fanno il gioco delle 3 carte. Non si vede perché docenti ed ATA dovrebbero gettare all’ammasso 70 euro per Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda (quest’ultima, dopo aver rifiutato di siglare il vergognoso protocollo per il rientro e per gli esami di stato, è tranquillamente tornata nel gruppo dei sindacati pronta-firma), a scuole già chiuse in varie regioni (il 6 giugno è l’ultimo giorno di scuola in Campania, Marche, Emilia Romagna, Molise, Sardegna, Sicilia e Veneto) e per di più validando così la valutazione sommativa a distanza come fosse regolare persino in pandemia, laddove solo in una parte delle scuole ancora aperte è previsto qualche scrutinio irregolare, perché gli scrutini per legge devono cominciare dopo la chiusura ordinaria delle scuole”.
“Sarebbe molto – afferma ancora d’Errico – battersi perché le scuole assumano i criteri della valutazione formativa e prepararsi ad un grande sciopero vero e ad una grande manifestazione in presenza quando le scuole verranno riaperte senza sicurezza e continuità pedagogica vera (che non è la DAD)”.
D’altronde, conclude il segretario Unicobas, i motivi per un grande sciopero della scuola ci sarebbero tutti: dal contratto ormai scaduto, alle classi numerose fino alle soluzioni proposte per settembre (sanificazione a carico del personale ATA e mense scolastiche sostituite dal “fagottello” portato da casa).
Nessuna questione è stata sollevata dalla Commissione di Garanzia sullo sciopero proclamato dall’Associazione Sindacale ADL COBAS per il giorno 5 giugno per tutti i comparti Istruzione Università e Ricerca.
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