Sulla “due giorni” organizzata da 3 sindacati di base per dire no alla legge 107 e allo stesso Governo Renzi è bene fare qualche riflessione.
Per ora i dati parlano di 20mila persone in piazza sabato 22 e di 35-40mila docenti e Ata che hanno “incrociato le braccia” aderendo allo sciopero di venerdì 21.
Sciopero e manifestazione sono stati organizzati da tre sindacati di base, Unicobas, Usb e Usi. Non hanno invece aderito Cobas e Cub: se ci fossero state anche queste due sigle, la piazza sarebbe stata certamente più gremita e forse anche in altre città, oltre che a Roma, le proteste sarebbero state più vivaci (per esempio a Napoli e a Bologna dove i Cobas sono ben radicati e a Torino dove la CUB è storicamente presente da anni).
Invece neppure questa volta il sindacalismo di base, su cui gravano veti incrociati risalenti al secolo scorso (solo chi conosce a fondo le radici storiche di ciascuna formazione può comprenderne, anche solo parzialmente, i motivi) è riuscito ad essere compatto.
L’ ala “radicale” della Flc non è uscita allo scoperto, come era invece accaduto qualche volta in passato anche se qualche “cgiellino” militante era presente alla manifestazione.
L’opposizione parlamentare (M5S e SEL) non si è vista, mentre l’ex giudice Ferdinando Imposimato sembra aver deciso di scendere apertamente in campo tanto da aver anche parlato in pubblico davanti al Ministero proprio il giorno dello sciopero.
L’ex giudice ha ricordato che 70 anni fa, nel corso dei lavori della Assemblea Costituente Parri, Lussu, Codignola e altri esponenti del Partito d’Azione avevano sostenuto l’idea che si desse vita fin da subito al Consiglio superiore della docenza, e non è difficile comprendere che se si fosse deciso in tal senso la storia della scuola italiana e lo stesso stato giuridico degli insegnanti avrebbero avuto un corso ben diverso (va peraltro ricordato che la creazione di un Consiglio della docenza è da sempre uno degli obiettivi politici dell’Unicobas).
La “due giorni”, insomma, è riuscita ma solo in parte: tenuto conto delle forze in campo non ci si poteva aspettare di più, anche se – in termini di valori assoluti – 20mila persone in piazza a Roma non rappresentano un risultato strabiliante. Ma il dato che emerge è un altro: in questa fase c’è nella scuola un forte disagio che, se fosse intercettato nel modo giusto, potrebbe forse tradursi in proteste clamorose e ben più visibili di quella del 21 e del 22 ottobre. Una iniziativa comune di tutto il sindacalismo di base e della Flc-Cgil potrebbe forse servire a ridare fiato al movimento no-107 e magari anche a ottenere qualche risultato concreto in vista della apertura del dibatto parlamentare sulla legge di stabilità.
Ma per ottenere questo risultato la Flc deve decidere se condividere pienamente la battaglia anti-107 del sindacalismo di base e del Comitato LIP scuola o se “fare finta di far sindacato” come ha sottolineato Ferdinando Imposimato proprio sotto le finestre del Miur.
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