Sono le due lauree che si conseguono contemporaneamente in Italia e all’estero frequentando entrambi i corsi, previa la conoscenza della lingua del paese straniero.
In altri termini, spiega Il Sole 24 Ore, chi ha cominciato un corso di laurea in Italia può chiedere, dopo un rigido esame, di partecipare al programma “congiunto” a partire dal secondo anno presso una università straniera.
“I requisiti sono un voto di diploma o di laurea triennale elevato (o eventualmente una media alta degli esami sostenuti) e naturalmente un’ottima conoscenza della lingua del Paese di destinazione o dell’inglese. Sono previsti periodi di studio ed esami in Italia e nell’università gemella all’estero, in base a quanto stabilito nel piano di studio”.
I cosiddetti double degree rappresentano ormai il 13% del totale dei corsi di laurea attivati dalle università italiane e gli iscritti sono passati dai 15mila del 2013/14 ai 20.500 del 2018/19.
Il joint degree è invece il diploma di laurea unico, firmato da entrambi gli atenei. Si parla invece di doppio titolo quando allo studente che arriva in fondo al percorso vengono consegnati due certificati di laurea siglati dai rispettivi atenei.
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