Durata quadriennale per tutti gli indirizzi dell’istruzione secondaria di secondo grado? La Flc Cgil dice no. Il sindacato, in una nota, afferma che il progetto (proposta di legge n. 1739) non presenta alcuna riflessione educativa a monte, ma ha una doppia finalità: quella di tagliare in modo lineare il sistema pubblico dell’istruzione e le risorse destinate e spostare quanto prima i giovani verso l’offerta produttiva del Paese.
La Flc Cgil spiega che “si passa da cinque a quattro anni e ogni scuola con l’utilizzo dell’autonomia dovrà provvedere al proprio adattamento curriculare: una vera e propria deregolamentazione dei percorsi nazionali di istruzione, un ulteriore attacco al valore legale del titolo di studio”.
C’è poi la questione organico docenti vista la riduzione di un quinto del tempo scuola che porterebbe ad esempio ad un 20% certo di cattedre di sostegno in meno.
Il sindacato parla anche della sperimentazione dei percorsi quadriennali, partita dall’anno scolastico 2018/19: “delle 192 scuole coinvolte, composte da 127 scuole statali e da 65 paritarie, di cui 144 licei e 48 istituti tecnici, sono state autorizzate 175 classi dall’anno scolastico successivo e i rinnovi si sono ridotti a 98. Era, pertanto, già incomprensibile la scelta dell’allora ministro Bianchi di ampliare da 100 a 1000 scuole la sperimentazione dei quadriennali (dm 344/21) e i numeri di oggi rafforzano quella convinzione, visto che solo 243 scuole, sulle 1000 previste, hanno chiesto di sperimentare il modello del “diploma in 4 anni”. I dati forniti dallo stesso ministero, con la progressiva diminuzione delle conferme da 192 a 98, il fallimento del progetto Bianchi e i 171 istituti della filiera dimostrano che il diploma quadriennale rappresenta un’operazione non condivisibile per le scuole e le famiglie, oltre che per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che ha ripetutamente bocciato i percorsi quadriennali (nel 2018, nel 2021 e nel 2023). Si tratta evidentemente di una forzatura o, addirittura, di un’imposizione d’autorità rispetto ad una idea di istruzione che la scuola ha già rifiutato con chiarezza”.
Infine, la Flc Cgil vuole “sfatare il mito del divario tra l’Italia e il resto d’Europa in cui la maggior parte dei Paesi conclude i percorsi secondari a diciotto anni. Infatti, ciò avviene solo in metà dei Paesi dell’Unione europea (13 su 27), molti dei quali non costituiscono modelli scolastici ai vertici del confronto, mentre bisogna rammentare che i dati OCSE confermano che i risultati migliori si conseguono lì dove si assicura un più lungo periodo di istruzione”.
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