Non è per nulla facile immaginare cosa capiterà adesso nel mondo della scuola, dopo la vittoria del NO al referendum. Le variabili in gioco sono tante, forse troppe.
Intanto bisognerebbe sapere quale Governo (e con quale programma) si formerà nelle prossime ore. Potrebbbe essere un Governo per “traghettare” il Paese verso nuove elezioni oppure per proseguire fino al termine della legislatura con lo stesso programma di quello attuale.
In quest’ultima ipotesi per la scuola potrebbe cambiare poco anche se appare ormai del tutto improbabile che a gennaio il Governo possa licenziare i decreti attuativi previsti dalla legge 107 (se non altro per una questione di tempi). In questo caso l’approvazione dei decreti delegati potrebbe slittare almeno di 6 mesi.
Se, al contrario, dovesse formarsi un Governo “provvisorio” bisognerà capire se si voterà con le regole attuali o se le forze politiche si accorderanno per approvare una nuova legge elettorale. A seconda della strada scelta le elezioni potrebbero svolgersi già fra 3-4 mesi oppure a giugno.
In ogni caso non sembra proprio che ci possa essere il tempo per mettere mano alla legge 107.
Allo stato attuale, quindi, le possibilità che per la scuola cambino le regole in modo significativo sembrano legate quasi esclusivamente alla formazione di un nuovo Governo del tutto diverso da quello dimissionario, ipotesi che, per il momento, non è all’orizzonte.
Resta da capire cosa ne sarà della legge di bilancio: l’ipotesi più attendibile è che la legga verrà approvata con voto di fiducia al Senato, senza nessuna modifica rispetto al testo uscito dalla Camera.
E che fine farà l’accordo del 30 novembre fra Governo e sindacati? Quasi di sicuro tutto resterà fermo in attesa di un nuovo esecutivo, se non altro per il fatto che l’apertura delle trattative all’Aran è sempre subordinata alla firma di un atto di indirizzo concordato fra MEF, Funzione Pubblica e Miur. Se ne riparla, nella migliore delle ipotesi, prima della pausa estiva, forse.
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