Dopo avere centrifugato gli orari scolastici, con il riordino dei quadri orari e dei curricoli, attuato dall’ex ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, a partire dall’anno scolastico 2010-2011 e non ancora entrato a regime, ecco aprirsi la strada per un’altra riforma, volta a ridurre ancora una volta il tempo scuola ed a tagliare pesantemente gli organici di cattedra.
Di cosa si tratta nello specifico? Si sta proponendo, da più parti, di ridurre di un anno scolastico, il percorso delle scuole secondarie di secondo grado.
Questo comporterebbe un risparmio di spesa strutturale di 3 miliardi di euro, un taglio degli organici di almeno 80 mila cattedre, e la possibilità di diplomarsi, prima della maggiore età, per i nostri ragazzi.
Per adesso soltanto in via sperimentale, si è avviato, in alcune scuole paritarie della Lombardia, il percorso liceale quadriennale.
Quindi per consentire agli studenti italiani di laurearsi prima ed entrare nel mondo del lavoro, come fanno gli altri coetanei europei, si starebbe decidendo di ridurre il percorso scolastico da 13 anni a 12 anni, riducendo di un anno il secondo ciclo d’Istruzione.
Per diplomarsi un anno prima, bisogna comunque cambiare l’attuale assetto dei cicli scolastici. C’è chi, invece, vorrebbe riformare integralmente l’intero ciclo di studi, mettendo mano prioritariamente a quello che è considerato l’anello debole della catena dei nostri gradi d’Istruzione. Stiamo parlando delle scuole secondarie di primo grado, che risulterebbero troppo brevi e poco incisive, soprattutto per la fascia di età degli studenti, che è molto delicata in funzione della loro crescita e del loro apprendimento. L’ipotesi sarebbe quella di un primo ciclo di cinque o sei anni; poi quattro anni di media unica con latino per tutti, in quanto i latino aiuta a ragionare e a imparare l’italiano. Infine i tre anni di superiori con i vari indirizzi esistenti attualmente. Questa è l’ ipotesi di un docente di pedagogia dell’università Bicocca di Milano, il prof. Raffaele Mantegazza, e ripresa ieri dal Corriere della Sera. Quanto meno, questa ipotesi di riforma del “tri ciclo scolastico” , ha una ratio pedagogica, basata sul rafforzamento delle conoscenze e competenze nella fase del ciclo d’istruzione centrale, ma francamente sfugge l’idea pedagogica di sopprimere un anno di liceo, lasciando inalterata l’intera struttura del percorso formativo dei ragazzi, compreso l’aspetto dei programmi scolastici. A molti, quella della soppressione di un anno di liceo, sembra il solito tentativo di fare cassa, così come aveva tentato l’ex ministro Profumo con l’insana proposta delle 24 ore di servizio settimanale da imporre per legge ai docenti delle scuole secondarie, persino a parità di stipendio.
Di tutta questa storia resta un dato politico molto evidente: il partito democratico con il suo premier in testa seguito dalla sua consorte, spinge con forza per riformare la scuola secondaria di secondo grado, riducendo il suo naturale percorso di studi, dagli attuali cinque anni a i solo quattro anni.
Ai più sfugge il valore pedagogico di questa operazione, ma resta chiaro che si continua a fare cassa sulle spalle della scuola pubblica e dei suoi lavoratori.
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