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E’ consentito essere bravi, ma senza esagerare

“L’Università, dopo aver prima accolto la domanda di laurea breve, la pre-iscrizione alla laurea specialistica, ammettendomi quindi a frequentare i relativi corsi a partire dall’inizio dell’anno accademico, mi nega, poi, la possibilità di discutere la tesi di laurea.
Questo, attraverso un diniego, di fatto/verbale mai formalmente comunicato, sebbene avessi superato tutti gli esami previsti dal piano di studio (pari a 180 crediti) in due anni piuttosto che in tre”. A parlare è lo studente universitario Alessandro Gravili che aveva fatto ricorso al Tar di Lecce per aver riconosciuta la legittimità a proseguire negli studi nonostante avesse superato gli esami previsti dal corso di studio in due anni anziché in tre. La tesi gli viene bloccata, ma lui vince al Tar. Secondo l’Università, la durata del corso di laurea doveva essere di tre anni e non di soli due anni e non soddisfatta del responso del Tar di Lecce ha impugnato l’ordinanza davanti alla VI Sezione del Consiglio di Stato (Ricorso numero: 7002/2005). Il Consiglio di Stato, nell’udienza del 27 settembre 2005, ha dato ragione al Tar di Lecce, condividendo le motivazione e ha quindi ha respinto il ricorso dell’Università di Lecce.
“Avallare la carriera dello studente Gravili – si legge nel ricorso dell’Ateneo di Lecce – significherebbe contraddire la regolamentazione datasi dall’Università con la previsione della durata triennale dei corsi di primo livello anche sotto il profilo “contabile”, ove si consideri che ad una articolazione dei corsi di studio in termini di “triennio” è strettamente collegata la programmazione “triennale” delle tasse dovute dagli studenti in relazione all’iscrizione ai singoli anni di corso e le previsioni in ordine alle entrate contabili cui sono correlate le attività programmate su base triennale. Anche in questo caso, permettere il completamento del corso di studio nel vantato biennio
– a fronte di una specifica regolamentazione di durata triennale – porterebbe ad un notevole sbilanciamento rispetto alle previsioni in termini di contributi richiesti agli studenti e di introiti per l’Università”.
Per il legale di Alessandro, invece, “il ricorso dell’Università lascia sconcertati, perché l’unico argomento nuovo che riesce a rappresentare davanti al Consiglio di Stato, è quello secondo cui il conseguimento anticipato della laurea arrechi un grave danno economico per l’ente, dovendo rinunciare ad un anno di tasse non riscosse”.
Alessando Gravili, comunque ce l’ha fatta. Non è escluso, dunque, che dopo la vittoria personale e della propria volontà, egli, che è iscritto al primo anno della laurea specialistica di Storia della Filosofia, si laurei in aticipo creando una nuona possibilità per altri colleghi valenti che potranno intraprendere la strada ormai aperta dal giovane leccese.

Alfio Patti

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