Categorie: Esami di Stato

E’diventato difficile raggiungere la lode, nonostante i tanti centisti (Seconda parte)

La “Lode” oltre il massimo punteggio di 100/100 ci permette di proporre altre considerazioni. Tra qualche giorno sapremo la statistica nazionale sia dei centisti sia dei “laudati”. Ma è una facile previsione quella che ci dice che quest’anno i candidati che raggiungeranno la lode saranno ancor meno degli altri anni. Per il semplice motivo che da ques’anno va a regime il D.M. 99/2009 della Gelmini, eTremonti (per la finanza dei tagli), che ha deliberato sui criteri per l’attribuzione della lode nei corsi di studio di istruzione secondaria superiore in seguito ai risultati di eccellenza negli ultimi tre anni del percorso scolastico e nelle prove d’esame. Anche l’OM 41/2012 di Profumo all’art. 20 riprende quel decreto. E così la lode può essere attribuita ai candidati che: abbiano conseguito il credito scolastico massimo complessivo attribuibile (25/25) senza fruire dei punti di integrazione; abbiano raggiunto il massimo punteggio in tutte le prove degli esami di stato (75 punti in totale); abbiano riportato, negli scrutini finali relativi alla terza, quarta e quinta classe, la media dei voti superiore a nove, con nessun voto inferiore a otto, (ivi compresa la condotta); abbiano avuto sempre il parere unanime del CdC e della commissione in tutte le delibere.
Solo passando per queste forche caudine, i ragazzi delle scuole superiori italiane potranno fregiarsi della lode – prestigioso titolo di superbravo – e di un assegno dallo Stato che in soldoni vale 650 €, sotto la veste di buoni spendibili in… libri. Con tutte queste clausole è facile anche prevedere un drastico calo di centisti laudati rispetto agli ultimi due anni.
Sono perfettamente d’accordo nel dare molto peso al corso degli studi nella sua totalità ed evitare che un esame o concorso diventi una lotteria di raccomandati dell’ultima ora. Dal 1969 al 1999 col precedente esame di maturità “sperimentale” (30 anni di inutile esperimento!) tutto si riduceva a due prove scritte e due materie orali: una vera lotteria e il modo migliore perché gli alunni del superiore cominciassero a studiare sul serio solo qualche mese prima dell’esame: tanto gli scritti erano sempre un copia copia e l’orale su due materie si poteva preparare in un mese. Un passeggiata in pianura: Benvenuta quindi legge di riforma del 1997! Come Catullo direi che amo e odio questo nuovo esame di Stato. Ne conosco tutti i meandri anche i più nascosti. Mi aspettavo, a dieci anni dal 1997, una revisione seria che valutasse i pro e i contro. Invece la legge di “riforma” Moratti del 2007 ha riguardato aspetti marginali ed economici del corso di studi superiori. Per quanto riguarda la LODE si stabilì: “A coloro che conseguono il punteggio massimo di 100 punti senza fruire della predetta integrazione può essere attribuita la lode dalla commissione”. (Legge 11/01/07 n1 art. 1, capoverso art. 3, comma 6). Il D.M. 99/2009 della Gelmini, come detto sopra, ha deliberato sui nuovi criteri per l’attribuzione della lode. Non condivido il fatto che il governo (qualsiasi schieramento) in forma pilatesca crede di rispettare il principio sancito dall’ Articolo 34 della Costituzione: “(…) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”. Ammesso che i “laudati” siano veramente l’eccellenza tra i candidati, il loro futuro prossimo – purtroppo – potrebbe essere nella coniugazione del verbo “fuggire dall’Italia”. La Lode=650 € in buono libri è meno di un premio di consolazione nei quiz televisivi risolti con l’aiutino da casa! Occorre investire più soldi dello Stato sulla scuola e la cultura. La riforma a costo zero appartiene all’utopia.
Sarebbe ormai tempo di fare un bel convegno studi su “La Valutazione in Italia e l’Esame di Stato”, quasi stravolto questo, nel suo spirito profondo, dalla “riforma” Gelmini. Intanto i lavoratori e utenti del mondo della conoscenza ne stanno piangendo le conseguenze e continueranno a farlo almeno fino al 2015 quando entrerà a regime l’epocale riforma dell’istruzione superiore. Nelle more, un convegno potrebbe vertere sulla revisione del comma 5 dell’art. 33 della Costituzione italiana: “È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale”. Personalmente sarei (come tanti) per l’abolizione dell’esame di Stato. Difatti continua il comma 6: “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”.
La rivista “La Tecnica della Scuola” potrebbe sicuramente promuovere un convegno del genere, ad alto livello!

Giovanni Sicali

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