In occasione della commemorazione dei 700 anni dalla sua morte, si è tenuta a Molochio (RC) una manifestazione culturale dedicata a Dante, autore studiato e amato dai giovani di ogni tempo.
L’evento è stato promosso dall’associazione culturale “Nuova Aurea”, presieduta da Annunziata Macrì, la quale ha organizzato una manifestazione interessante e coinvolgente, nella suggestiva cornice offerta dal convento francescano dedicato alla Madonna di Lourdes, con la collaborazione dei giovani molochiesi e dell’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Marco G. Caruso e dal presidente del Consiglio Comunale Vita Malinvidi.
Tre i prestigiosi relatori, il Vescovo della diocesi Oppido M. Palmi, Sua Eccellenza Mons. Francesco Milito, il dirigente scolastico Ferdinando Rotolo, il signor Francesco Epifanio e la giornalista Filomena Scarpati, moderatrice dell’incontro.
Gli interventi sono stati intercalati da momenti artistici, come la parodia in costume su Dante scritta da Macrì e interpretata dai giovani Alessio Iacopino ed Aurora Repaci, seguita dall’esibizione di Clorinda Morabito, che ha cantato l’inno alla Vergine, con l’accompagnamento di Rocco Miceli alle tastiere.
Il sindaco Caruso nel suo intervento ha sottolineato l’importanza di dare impulso agli eventi artistici, per favorire la crescita culturale del paese. Filomena Scarpati, rievocando il periodo storico di riferimento, caratterizzato da avvenimenti internazionali che hanno avuto riflessi importanti nella vita politica e sociale di Firenze, ha ripercorso le principali tappe della biografia e del pensiero dantesco, spaziando dalla “Divina Commedia” alla “Vita Nova”. A seguire, Francesco Epifanio ha offerto al pubblico una carrellata di versi declamati in vernacolo, tratti dal libro di don Giuseppe Blasi di Laureana di Borrello, pubblicato dal prof. Umberto Di Stilo di Galatro. Una vera e propria ‘lectio magistralis’ quella di Mons. Francesco Milito, con una disamina su un’epoca storica che con i sui conflitti e le sue tensioni sociali e religiose ha segnato profondamente, oltre alla vita del poeta fiorentino, anche l’intero periodo compreso tra il Medioevo e Rinascimento.
A conclusione della serata, il Dirigente Scolastico Ferdinando Rotolo, dell’ IC San Francesco, ha offerto delle riflessioni sul fascino che da sempre Dante esercita sui giovani, che a scuola ne studiano la vita e le opere, ne apprezzano i contenuti sempre attuali, restando inevitabilmente suggestionati dalla sua visionaria creatività. Come si può collocare un poeta come Dante Alighieri, che, a distanza di oltre sette secoli viene amato per la sua modernità, apprezzato per il suo modo di essere accattivante, raccontato da scrittori e giornalisti, analizzato da filologi, linguisti, letterati e storici, declinato in ogni settore del business artistico, dal cinema al teatro, dal videogioco al fumetto?
“Per collocare un personaggio come Dante – ha detto Rotolo – si possono scegliere due vie: o inquadrarlo nel suo tempo, oppure renderlo attuale e farlo capire ai giovani. Dante – ha spiegato il preside – ha una visione del mondo sistematica e totalizzante, in cui tutto sta al suo posto (Papato e Impero), ma intravede con inquietudine delle spinte centrifughe nella società del ‘300 generate dall’individualismo (“gente nova e subiti guadagni”)”. E, facendo un parallelo con l’epoca attuale, il dirigente ha osservato: “Così anche noi, usciti dal periodo della ‘guerra fredda’ che aveva cristallizzato la società, ci troviamo confusi in una società ‘liquida’, segnata dal degrado ambientale preoccupante, da enormi disuguaglianze sociali, acuite da una globalizzazione priva di governance, e da una politica sempre più lontana dai problemi veri della gente comune”.
Rotolo si è, quindi, soffermato sui valori letterari del modello dantesco. “L’uso di un linguaggio ‘popolare’ anche per esprimere concetti importanti (volgare anziché latino); oggi – ha detto Rotolo – dovremmo recuperare il valore dell’italiano, anziché sommergerlo con anglicismi importati dalla lingua delle classi egemoni”. Infine, un messaggio, un esempio di vita che Dante offre alle nuove generazioni, come “il rifiuto del disimpegno e del ripiegamento su sé stessi a causa delle circostanze avverse; così, oggi – ha detto – dovremmo rimuovere quella cultura degli ‘alibi’ con cui troppi cosiddetti intellettuali hanno giustificato la sostanziale accettazione delle contraddizioni della società; la tensione etica e intellettuale, il coraggio della coerenza, che lo porta, da esiliato, da un lato a inserire nell’Inferno dei papi (Bonifacio VIII, Celestino V, Anastasio IV, ecc), dall’altro a inserire nel Paradiso intellettuali già dichiarati come eretici (Gioacchino da Fiore, Sigieri di Bramante nel canto X); quella coerenza – ha concluso Ferdinando Rotolo – che oggi noi dovremmo richiedere e pretendere da chi aspira al ruolo di intellettuale o di guida politica”.
Antonella Mongiardo