90 anni, una delle figure più prestigiose e limpide del mondo scientifico italiano, da sempre in prima fila per i diritti delle donne e per la laicità dello Stato, sincera, democratica e antifascista, Margherita Hack non la manda a dire: “La scuola non è un’impresa, deve formare le persone, renderle indipendenti, abituarle a lavorare con la propria testa”, dice a L’Espresso a proposito del provvedimento annunciata dal ministro Profumo di premiare gli studenti migliori.
E alla domanda se il provvedimento non privilegi l’élite dell’eccellenza sulla ‘scuola di tutti’, la scienziata risponde: “La scuola dovrebbe privilegiare e promuovere quelli che vengono dalle classi più povere, perché è naturale che un ragazzo che nasce in una famiglia di operai, dove vede pochi libri, si trovi più a disagio di uno che nasce in una famiglia di professori. Dovremmo invece creare scuole a tempo pieno in cui si dedica molto tempo proprio ai giovani che vengono dalle classi più disagiate.
Premiare il merito è giusto, certo, però bisogna tener conto delle condizioni di partenza.”
E poi continua: “E’ facile essere più bravi quando si nasce in una famiglia di professori, bisogna invece cercare di portare tutti gli studenti allo stesso livello, cercare di aiutare quelli che hanno maggiori difficoltà. La scuola non è un’impresa, deve formare delle persone, non è solo il luogo dove imparare più o meno bene certi concetti”.
Anche sul concetto di merito ha parole chiare: “Merito vuol dire impegno, costanza, forza di affrontare le difficoltà. Quando si fa in una corsa in cui per esempio gareggiano uomini e donne si dà un certo vantaggio alle donne perché più deboli fisicamente, anche nella scuola bisognerebbe dare più attenzione a chi non parte con le stesse possibilità.” “Invece la scuola deve cercare di portare tutti a una buona preparazione e soprattutto abituare a lavorare con la propria testa. Essere indipendenti a ragionare, non solo a imparare dei concetti. Saper discutere, valutare cosa si studia, se è più o meno utile, essere anche critici.”
Il vero grave problema, per la Hack, sono gli abbandoni: “Molti ragazzi, anche qui nel Nord Est e non solo al Sud, preferiscono andare a lavorare, guadagnare subito qualcosa, invece che studiare. E’ un fenomeno comune. Le borse di studio dovrebbero essere aumentate e ci si dovrebbe impegnare a far capire che a breve scadenza uno guadagna subito, ma a lunga scadenza una cultura dà molte più possibilità nella vita”.
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