Ponte sullo stretto, 80 euro a “tutti”, e se al referendum non vince il Sì mi dimetto (ipse dixit)!
Più il Governo e il Suo premier spingono (a mò di Cetto la Qualunque) millantando “sedicenti ricchi ricchi premi e cotillons” per milioni di cittadini italiani sempre più POVERI (e/o per docenti sempre più Nulla-Tenenti), più i sondaggi restano fermi: il fronte del No resta, infatti, saldamente in testa in tutti i sondaggi.
Secondo i dati Istat in Italia vivono in uno stato di povertà 1,58 milioni di famiglie, per un totale di quasi 4,6 milioni di individui. Si tratta del numero più alto dal 2005 ad oggi.
“Le situazioni più difficili sono quelle vissute dalle famiglie del Mezzogiorno da quelle con due o più figli ancora minorenni, dalle famiglie di stranieri, dai nuclei il cui capofamiglia è in cerca di un’occupazione o operaio, ma anche dalle nuove generazioni”.
In Italia è indigente quasi 1 bambino su 5, e 1 lavoratore su 9.
E’ questa l’impietosa fotografia dell’Italia “post-crisi?” scattatanell’ ultimo aggiornamento OCSE sulle disuguaglianze di reddito, in cui si sottolinea come in generale “dopo sette anni, le disuguaglianze nel reddito siano rimaste storicamente alte” per la mancata distribuzione dei “frutti della ripresa”.
In tema di povertà RELATIVA, in Italia il tasso è passato dall’11,9% del 2007 al 13,1% del 2012, salendo poi ancora al 13,3% del 2014.
E’ povero ASSOLUTO il 16% dei giovani tra i 18-25 anni, il 13% degli adulti, il 9,3% degli anziani e l’11,5% dei lavoratori.
Dal 2007 al 2015, il numero di persone in povertà assoluta è aumentato da 1,8 milioni a 4,6 milionie l’Italia resta l’unico paese in Europa, insieme alla Grecia, sprovvisto di una misura universale contro la povertà.
L’Italia, in tale contesto, detiene gli insegnanti peggio pagati dell’area Ocse: l’ impietosa conferma spiega che il disastro è iniziato con il taglio degli organici, che ha cancellato 200 mila posti in 6 anni, è continuato con il blocco del turn over e si è concluso con lo stop al rinnovo degli scatti e degli stipendi.
Il “risultato” è che oggi i nostri alunni si ritrovano davanti insegnanti anziani, stanchi (sovente malati e/o fatti ammalare), nel complesso demotivati, socialmente esautorati e pubblicamente sfiduciati.
La povertà del potere d’acquisto degli stipendi medi degli insegnanti italiani è sempre più evidente. Basta dire che l’ultima indagine Ocde quantificava la forbice a fine carriera in 8 mila euro. Con la tendenza attuale che è molto più grande.
Ad Abundantiam… con la riforma Fornero la “carriera” da docente non sarà più di 35 anni di contributi, ma di 42 anni.
Sì oppure NO?