Se Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, a proposito della polemica sul Natale laico della scuola di Rozzano, dove il preside avrebbe cancellato la festività per rispetto alle altre fedi, ha definito “fuori di testa” chi nega le tradizioni nazionali, Maria Stella Gelmini, insieme a lui davanti alla scuola “sotto i riflettori” per protestare contro tale decisione, ha intonato “Tu scendi dalle Stelle”. E chi poteva intonare tali canti se non appunto Maria Stella?
“La politica – ha detto l’ex ministra dell’istruzione del governo Berlusconi- non può estraniarsi dai luoghi dove si decide il modello di integrazione”, ha risposto a chi gli ha chiesto un commento alle proteste per le bandiere di partito e alle accuse di strumentalizzazione della vicenda da parte della politica. “Non siamo qui per alimentare il conflitto – ha detto – il modello di integrazione non può partire dall’abolizione della festa di Natale”.
La cosiddetta utenza però della scuola di Rozzano dice pure che la polemica sui canti di Natale e il presepe “è folle” perché la scuola elementare ha “finestre pericolose, pareti di cartone, aule che non funzionano, bagni diroccati, inferriate divelte e il tetto caduto 15 giorni fa è in cortile”.
Per molti genitori dunque la vicenda “è tutta una montatura”. Sono state alcune mamme che hanno montato il tutto. Il preside si è soltanto rifiutato di permettere lezioni di canti natalizi durante i momenti di pausa delle lezioni.
Al mattino, davanti alla scuola, sono giunti anche gli ex ministri Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia, e Mariastella Gelmini, di Forza Italia. In particolare, La Russa e i militanti di Fdi sono stati contestati da parte dei genitori per la presenza di bandiere di partito.
E infatti mai nessuno di costoro, l’ex ministra dell’istruzione compresa, si è mai presentato davanti a una scuola quando crolla un pezzo di soffitto o in conseguenza dei livelli altissimi di dispersione scolastica, come quelli che si raggiungono in talune scuole del napoletano o della Sicilia che ha il triste primato su questo raccapricciante fenomeno.
Sicuramente solleticare gli orgogli nazionalistici legati anche alle tradizioni e alle origini culturali giudaico-cristiane è assai più facile che affrontare i problemi del precariato scolastico, del contratto, di una paga decente, dell’edilizia, dei mezzi materiali, degli affanni e delle difficoltà che ogni giorno dirigenti e docenti devono affrontare per non fare colare a picco la barca.
È semplice appunto stracciarsi le vesti, puntando il dito contro un preside senza appoggi politici che, oltre ai problemi di sopravvivenza della sua scuola, deve barcamenarsi tra mille problemi. Troppo semplice in vero, mentre il bivacco parlamentare pensa a sfruttare ogni soffiar di vento per procacciarsi voti al fine di sopravvivere sulle spalle degli sciocchi.
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