Liberare la scuola è il titolo di un documento che un gruppo di Dirigenti Scolastici, del tutto trasversale per composizione, ha predisposto per richiamare l’attenzione sulla situazione insostenibile della scuola e per chiamare intorno a loro le migliori energie.
Le scuole cambiano, ma non cambia il sistema, denunciano, ma annunciano pure che nonostante ci sia voglia di cambiamento, c’è paura ad intraprendere questa strada: manca il supporto e il sistema è ingessato.
Ma cosa vogliono in particolare questi presidi? Liberare la scuola e per simbolo hanno scelto uno scatolone di cartone che si apre e da dove esce energia: in pratica “Rompete le scatole” .
«Liberate la scuola dal suo vaso», ha detto Andrea Ichino a Vita.it. «Cari dirigenti, rompete l’inerzia» era stato l’invito di Giovanni Biondi, il presidente di Indire; «Cari colleghi, nel 2016 vinciamo la paura», era l’auspicio di Ottavio Fattorini per il nuovo anno.
E cosa chiedono questi dirigenti? Una scuola «liberata e libera». Perché «la scuola italiana è paralizzata da norme e procedure che non appartengono alla sua cultura per cui deve essere liberata e libera di sperimentare e innovare: un luogo nel quale si possa finalmente ottenere un nuovo rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino, basato sulla semplificazione e la fiducia».
Sono cinque le criticità che i dirigenti evidenziano e altrettante le proposte di modifica, poiché quelle criticità «impediscono l’innovazione e le esperienze di miglioramento e rendono vana e meramente formale l’autonomia scolastica».
Ecco i punti del documento pubblicato da Vita.it.
1. La responsabilità della sicurezza oggi è posta in capo al dirigente: sicurezza di tutto il personale e dell’utenza, dentro edifici (di proprietà di Comuni e Provincie) che spesso in cattivo stato di manutenzione. C’è una enorme responsabilità in capo ad un singolo (un dirigente dell’Aquila è in carcere) ma non vi è possibilità di intervento concreta sui reali problemi degli edifici scolastici. I dirigenti chiedono la revisione totale della normativa sulla sicurezza, assegnando ad ogni Ente responsabilità appropriate e ben individuate, con capacità di spesa e di intervento.
2. Le scuole si trova oggi a fronteggiare una straordinaria mole di incombenze amministrative, burocratiche, organizzative, gestionali che non hanno praticamente alcun impatto positivo sull’organizzazione del servizio scolastico. In luogo di questo «accanimento burocratico», che «paralizza le iniziative di innovazione», i dirigenti chiedono uno snellimento amministrativo: ogni nuova norma relativa alle pubbliche amministrazioni dovrebbe prevedere indicazioni specifiche per l’applicazione semplificata nelle scuole.
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3. La responsabilità civile dei docenti sugli alunni, costringe i docenti ad anteporre la vigilanza degli studenti ad ogni cosa, anche all’insegnamento. I docenti hanno paura persino di far spostare i banchi. Serve una ridefinizione della culpa in vigilando, adeguandola alle mutate condizioni della società e sull’esempio delle leggi in vigore in altri Paesi più avanzati.
4. Più di un quarto delle scuole italiane sono senza dirigente, cioè hanno un preside in reggenza: un dirigente così si trova a dover gestire due (in alcuni casi tre!) istituti, senza la possibilità di essere sostituito neanche temporaneamente: una scuola senza dirigente è come una nave senza capitano e sulle navi c’è sempre un comandante in seconda… I dirigenti chiedono di indire immediatamente un concorso dirigenziale affinché ogni scuola abbia il proprio dirigente e di prevedere una vera e propria “carriera” per gli insegnanti, con la nascita di un middle manegement.
5. A fronte di queste responsabilità, i dirigenti hanno gli stipendi bloccati come tutta la Pubblica Amministrazione e molti hanno visto diminuire gli stipendi: chiedono il riconoscimento di una retribuzione adeguata al profilo del dirigente scolastico.
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