L’approvazione dell’ultimo decreto “AIUTI BIS”, avvenuta lo scorso 4 agosto 2022, rappresenta l’ennesimo esempio di disorientamento nell’azione politica. Il non voler riconoscere, delimitare e curare i veri mali che affliggono la Scuola nel suo complesso, e che hanno come conseguenza finale la carente formazione scolastica, ha portato a creare un quadro normativo farraginoso che si oppone di fatto alla risoluzione dei problemi realmente esistenti.
Ma qual è il vero obiettivo di questa nuova piccola riforma scolastica che il governo sta mettendo in atto? Io non credo che la presenza di 8000 nuovi docenti esperti all’anno (ma dopo nove anni di formazione permanente!) possa risolvere i veri problemi della Scuola.
Tutte quelle migliaia di docenti “non esperti”, nel frattempo, fanno qualcosa per far crescere i nostri figli o sono solo “zavorra” in attesa di essere tutti sostituiti dai nuovi “supereroi”? Supereroi che con la frequenza massima di 8000 /anno, ma dopo 9 lunghi anni di formazione, faranno diventare, nel futuro…, la Scuola altamente formativa.
Mi viene quasi da ridere. È così difficile comprendere che le vere problematiche sono differenti rispetto al falso problema della carente formazione degli insegnanti? La dispersione scolastica, la mancanza di competenze di base in larghe fasce di alunni, deducibile, peraltro, anche dal confronto tra gli esiti delle prove Invalsi (deludenti) e i risultati degli esami di Stato (eccellentissimi, soprattutto al Sud!), le risorse destinate al sistema scolastico che diminuiscono nell’indifferenza di tutti non sono problemi da ricondurre esclusivamente a quel popolo di “incompetenti” che educa i nostri figli.
La mancanza di competenze dimostrata dai nostri alunni ha motivazioni più profonde che hanno radici in ambito sociale. È sbagliato pensare che dietro al problema della carente formazione scolastica ci sia l’insegnante ignorante e incompetente per carente formazione professionale. Diversamente, il problema sta nel fatto che l’insegnante non può liberamente insegnare! Nella Scuola italiana, e soprattutto in certi contesti sociali, l’insegnante non può esprimere liberamente le proprie capacità e competenze educativo – formative perché viene limitato nella sua espressione docimologica da certe logiche di “buonismo” interessato.
Una “disponibilità” valutativa spesso imposta implicitamente/esplicitamente dal dirigente ma ancor più spesso dimostrata volontariamente. Dopo il lungo periodo di formazione pre e post-laurea e dopo anni di servizio dietro ad una cattedra qualcosa di buono e di utile da trasmettere ai nostri figli ce l’ha qualsiasi docente. Come in tutte le cose, si sa, c’è chi fa di più e meglio c’è chi fa di meno. Ma così è ovunque e in qualsiasi amministrazione.
Ci si preoccupi piuttosto di controllare che la valutazione possa essere più veritiera e meritocratica. I dirigenti controllino di più le verifiche fatte dai loro docenti e si accertino che siano rispettati i criteri di valutazione. Si faccia in modo che la promozione venga veramente meritata. Si accertino le vere competenze possedute dai propri ragazzi. Si controllino le Istituzioni scolastiche troppo autoreferenziali in tema di valutazione intermedia e finale. Se tutto questo venisse fatto, il singolo insegnante riacquisterebbe fiducia nell’importanza del proprio ruolo educativo. Diventerebbe più competitivo con i propri colleghi a favore di una didattica più ricca dal punto di vista formativo. Diventerebbe un insegnante “ESPERTO” e non uno che ha gettato ormai la spugna perché, tanto, il risultato finale si sa già quale sarà….
Inoltre, se si devono spendere soldi nella Scuola, che si impegnino anche in forme di sussidio per gli alunni, e le loro famiglie, che scelgono di frequentare istituti tecnici e professionali che vanno drasticamente a chiudere perché la loro utenza si affievolisce sempre più nel tempo. Ciò a causa sia del calo delle nascite che per il richiamo esercitato dagli ambìti Licei diventati sempre più “facili” da frequentare e molto interessatamente “inclusivi”.
Si pensi poi a rinnovare il contratto degli insegnanti, ormai da molti anni bloccato e con uno stipendio che si è molto più che dimezzato come potere d’acquisto. Forse questo non conviene ai nostri governi. È meglio dare qualche spicciolo in più a quei pochi che diventeranno “ESPERTI supereroi” che non riconoscere a tutti un loro diritto economico! Le conseguenze di una Scuola che non forma come dovrebbe e con una reale mancanza di competenze di base in chi si diploma, e successivamente si laurea, sono tragiche e si ripercuotono su tutta la società, non soltanto dal punto di vista economico ed occupazionale ma anche sul piano dell’evoluzione culturale ed etica della stessa.
Giuseppe D’Angelo
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