È l’istruzione la vera chiave per recuperare i carcerati. A sostenerlo è il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, che nel pomeriggio del 9 dicembre ha visitato il penitenziario fiorentino di Sollicciano, accompagnato dal direttore Oreste Cacurri. “L’istruzione – ha detto il sottosegretario – ha un ruolo fondamentale all’interno del sistema penitenziario. Noi siamo per il rispetto della pena, ma come dice la nostra Costituzione, lo scopo finale deve essere quello della rieducazione: dentro al carcere devono essere fatti percorsi formativi veri” anche perché “l’istruzione nei penitenziari contribuisce ad abbattere la recidiva fino all’80% e aiuta il reinserimento”.
Secondo il rappresentante del Governo “chi impara un mestiere durante la detenzione, raramente torna a delinquere, una volta tornato libero. C’è tanto da fare in questo campo e il Miur è in prima linea in questo percorso di riabilitazione per i singoli ma che ha ricadute importanti per l’intera società”.
Toccafondi ha quindi visitato le aule scolastiche, la biblioteca, il laboratorio in cui vengono riparate le biciclette, e i locali della falegnameria, non più utilizzati da qualche anno. Tra le idee lanciate dal sottosegretario proprio quella di ripristinare la falegnameria di Sollicciano, in collaborazione con FederlegnoArredo, per offrire la possibilità ai detenuti di imparare un mestiere sempre più richiesto, e facilitare il loro reinserimento nella società. Secondo Toccafondi “chi vuole cambiare deve avere la possibilità, dentro il carcere, di fare percorsi formativi e lavorativi utili e concreti”.
Si potrà essere d’accordo o meno. Su un punto però non si discute: nella Costituzione è previsto che la pena carceraria deve avere come fine il recupero di chi è stata condannato. Ancora di più quando si tratta di giovani.