All’età di 89 anni (li aveva compiuti proprio un mese fa) è morto nella mattinata del 17 maggio Franco Frabboni, uno dei più noti e facondi pedagogisti italiani della seconda metà del Novecento.
Ne parliamo con Luigi Guerra, attualmente direttore del Dipartimento di scienze della formazione dell’Università di San Marino, che con Frabboni ha collaborato fin dagli anni ’70.
Professore, come e quando aveva conosciuto Frabboni?
Lo avevo conosciuto da giovanissimo, a 20 anni.
Alla fine degli anni ‘60 lui aveva avviato una sperimentazione nelle colonie di vacanza, io studiavo filosofia, avevo bisogno di lavorare e attraverso amici arrivai a lui che mi fece fare un piccolo corso di formazione. In poco tempo, anche grazie a lui, mi appassionai al tema pedagogico, e successivamente fu anche il mio relatore per la tesi laurea.
Dopo la laurea ho iniziato a lavorare come ricercatore, poi vinsi la cattedra a Roma e successivamente venni richiamato a Bologna dove ho fatto il vicepreside della Facoltà di Scienze della Formazione con Frabboni preside.
Quando lui andò in pensione (era docente di pedagogia generale) io diventai preside.
Avete collaborato molto, immagino…
Direi tantissimo, c’è stato un periodo in cui passavamo anche 10 ore al giorno gomito a gomito.
A metà anni ’90 c’era anche una rivista di pedagogia e didattica diretta da lui e di cui ero il vicedirettore, era nata sotto l’egida dell’Istituto Gramsci e si chiamava Scuola Se ed era un bel punto di riferimento culturale e pedagogico.
Lui con Piero Bertolini aveva dato vita a Infanzia, un’altra importantissima rivista che si pubblica ancora.
Se lei dovesse riassumere in poche battute il ruolo avuto da Franco Frabboni nella pedagogia italiana lei cosa direbbe?
Era una persona di straordinaria intelligenza, di grande sensibilità e grande generosità; era sempre a disposizione di tutti, ha condotto una quantità incredibile di corsi di aggiornamento girando l’Italia in lungo e in largo.
Ed era anche molto attento all’innovazione, molto schierato su posizione progressiste pur essendo sempre capace di parlare con attenzione e rispetto anche al mondo cattolico.
Certamente fu molto interessato al rapporto scuola-territorio e al tema del sistema formativo integrato. E su questo lavorò molto anche quando rivestì l’incarico di presidente dell’Irrsae Emilia-Romagna.
Frabboni era noto per il suo stile di scrittura, i suoi articoli e i suoi saggi erano un continuo rincorrersi di metafore. Da cosa derivava questo suo modo di scrivere?
A lui piacevano molto le immagini, prestava molta cura nella scrittura, dedicava molto tempo a limare le parole; il suo era un linguaggio molto elaborato, denso di metafore, a volte forse anche troppo ma quello era anche un suo modo di vivere e di ragionare. Cioè lui lavorava e pensava per metafore.
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