E’ morta oggi Ana Teberosky, psicologa e pedagogista di origine argentina che ha però operato per quasi tutta la sua carriera in Europa e in Spagna in particolare.
A lei si devono studi di straordinaria importanza sui processi di apprendimento della lettura e della scrittura.
Nata nel 1944, fin dagli anni ’70, insieme con Emilia Ferreiro, argentina anche lei ma meno giovane di 7 anni, aveva iniziato a studiare il modo con cui i bambini imparano a scrivere usando un metodo del tutto innovativo basato anche sulle ricerche di Jean Piaget, il massimo studioso del pensiero infantile di tutto il Novecento.
Il metodo si basava sullo studio della scrittura spontanea del bambino al quale veniva chiesto di disegnare un oggetto e poi di scrivere la parola che lo rappresentava.
Inizialmente il bambino fa semplicemente uno scarabocchio, poi poco per volta inizia a dimostrare di aver capito che la parola è fatta di lettere, fino a che si incomincia a intravedere una corrispondenza con le sillabe.
Il processo si considera completo quando il bambino scrive parole formate dal numero giusto di lettere anche se non nell’ordine esatto.
Le due ricercatrici avevano dimostrato anche che in tutte le lingue basate sull’alfabeto l’apprendimento avviene nello stesso modo.
Integrando gli studi di Piaget con quelli dello psicologo russo Vigotsky erano riuscite a rivoluzionare i metodi di insegnamento della lettura e della scrittura.
Sulle ricerche di Ana Teberosky ed Emilia Ferreiro era nato infatti negli anni ’80 un vero e proprio metodo per l’insegnamento della letto-scrittura.
Il metodo è straordinariamente moderno perché permette di rispettare appieno i ritmi di apprendimento individuali di ciascun bambino.
In Italia il metodo si era diffuso grazie anche all’assiduo lavoro di divulgazione di Clotilde Pontecorvo, considerata una delle più importanti psicologhe cognitive italiane, morta pochi mesi addietro.
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