Il 22 agosto è morto ad appena 54 anni Adel Smith, divenuto famoso nei primi anni Duemila per la sua battaglia contro la presenza di simboli sacri negli edifici pubblici, dalle scuole alle aule giudiziarie, dagli ospedali ai seggi elettorali, culminata con il lancio di un crocifisso dalla finestra dell’ospedale dell’Aquila. Il decesso è avvenuto nella prima mattina proprio al “S.Salvatore”, il nosocomio aquilano che lo aveva visto ricoverato anni fa. Smith è morto, al termine di una grave malattia, in una stanza senza crocifisso.
Sono diversi procedimenti giudiziari intentati e subiti da Smith. A gennaio 2006 fu condannato a 8 mesi di reclusione per vilipendio alla religione dopo aver gettato dalla finestra, tre anni prima, il crocifisso che si trovava nella stanza dell’ospedale dove era ricoverata sua madre. Prima ancora, nell’ottobre 2003, dopo un suo ricorso, il giudice del tribunale aquilano Mario Montanaro aveva emesso la sentenza-shock che imponeva la rimozione, entro 30 giorni, di qualsiasi simbolo religioso dalla scuola
elementare e materna “Antonio Silveri” di Ofena, frequentata da due dei suoi figli. Nella stessa scuola
, nel 2005, erano stati evitati il presepe e la recita natalizia, fatto che aveva suscitato molte polemiche.
L’uomo, nato ad Alessandria d’Egitto da padre italiano e madre egiziana, con un nonno inglese, abitava a Ofena (L’Aquila). Lascia la moglie e tre figli. “È stato un coraggioso, che ha sempre utilizzato gli strumenti dell’ordinamento giuridico italiano per portare avanti le sue battaglie sui principi di libertà, in particolare di religione e della persona, contro qualsiasi forma di condizionamento anche subliminale – ricorda il suo avvocato, Dario Visconti – e mi riferisco ai simboli religiosi, e all’imposizione di simboli monoconfessionali”.
Una convinzione, quella di Smith, che lo ha accompagnato fino alla precoce morte.
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