Come fare a guarire quel male endemico di cui soffre il nostro sistema scolastico? Bisogna certamente restituire autorevolezza sociale ai professori, in quanto rappresentano il vero volano per il buon funzionamento delle nostre scuole.
Come emerge da una recentissima inchiesta pubblicata sull’ultimo numero dell’Espresso, mentre la scuola sta cadendo a pezzi, sia dal punto di vista dei continui cedimenti strutturali e sia dal punto di vista dei continui tagli di risorse economiche, bisogna evidenziare l’esistenza di una profonda deontologia degli insegnanti.
Si tratta molto spesso di una deontologia che opera in silenzio e che non è riconosciuta a livello sociale.
È giusto però fare sapere che gli insegnanti della scuola pubblica italiana, pur essendo malpagati, socialmente dimenticati, profondamente demotivati, riescono per una loro innata morale deontologica ad insegnare con successo ai loro ragazzi. Altro che l’ignominia del marchio “fannulloni” appiccicato a sproposito da una politica scandalosa.
Con questo non si vuole dire che tutti gli insegnanti sono eccellenti e sono tutti bravi, ma certamente nei nostri licei, anche in quelli del mezzogiorno d’Italia, esistono tanti docenti capaci e competenti, che dedicano tanto tempo all’aggiornamento, progettano, programmano ed ottengono ottimi risultati attraverso il successo dei loro studenti.
Testimonianza di quanto detto arriva dalla dirigente del liceo scientifico “Alessandro Volta” di Reggio Calabria Angela Maria Palazzolo, che intervistata dall’Espresso esibisce con orgoglio i risultati dei test Invalsi degli allievi della scuola, che sono in controtendenza rispetto alla media della Regione Calabria. Al Volta di Reggio Calabria hanno utilizzato 400mila euro sui 458mila ottenuti grazie a nove progetti presentati all’Europa. I finanziamenti europei sono serviti per aumentare le ore dedicate all’aggiornamento degli insegnanti, ma anche per organizzare viaggi-studio e laboratori per i ragazzi.
Altro che fannulloni, afferma la dirigente scolastica Palazzolo, i docenti delle nostre scuole attraverso la loro riconosciuta deontologia preparano i nostri giovani allievi ad un uso pratico di informazioni teoriche, con l’idea che tutto questo possa avvicinarli al mondo del lavoro.
Anche a Bari e precisamente al liceo Scacchi, gli investimenti della Ue hanno permesso di chiamare insegnanti madrelingua per far imparare l’inglese ai prof, e docenti universitari per tenere seminari di economia.
Non bisogna dimenticare che anche al Sud del nostro Paese esistono le scuole riconosciute di eccellenza, dove i risultati sono oggettivamente riscontrabili, basti pensare ad una qualificata indagine interna dell’Università Bocconi sullo stato dell’arte nella scuola italiana. In questa indagine una scuola del profondo Sud, il liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria guidato dalla quarantenne dirigente scolastica Giuseppina Princi, è risultata nella classifica delle prime cento scuole europee, un’altra dimostrazione di grande professionalità del gruppo docenti di questa scuola, che con un perfetto spirito di lavoro di squadra ha consentito al liceo calabrese di competere per efficacia dei risultati con le scuole danesi, inglesi, tedesche e francesi.
Questi sono alcuni degli esempi che dimostrano l’alta professionalità dei docenti italiani, che permette alla nostra scuola di essere competitiva con le eccellenze del resto d’Europa. Ecco perché è necessario restituire autorevolezza sociale ai professori, riconoscere anche economicamente i loro meriti professionali, ponendo fine a quelle campagne diffamatorie che li bolla come fannulloni che lavorano poco, che stanno troppo spesso in vacanza e quindi è giusto che vengano pagati poco.
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