I docenti nati intorno agli anni Sessanta del secolo scorso – insomma, come si direbbe oggi i docenti boomer… – ricorderanno senz’altro la materia ‘Applicazioni tecniche’ alla scuola media: c’erano due gruppi come per l‘educazione fisica, un docente per i ragazzi, una docente per le ragazze. I primi costruivano aerei di balsa, casette di legno e altri oggetti con materiali vari, le ragazze erano avviate alla pratica dell’uncinetto, del merletto, del lavoro a maglia. Insomma, più sessista di così non si poteva… Tuttavia, alla base c’era l’idea che la manualità fosse importante per tutti, che usare le mani per costruire qualcosa fosse essenziale anche per un migliore approccio agli studi teorici delle altre materie. Le mani oltre che la mente.
In questi giorni – come riporta il quotidiano Le Monde – c’è in atto in Francia un dibattito sull’importanza del lavoro manuale al Collège, la nostra secondaria di primo grado.
La questione nasce dalla soppressione della materia ‘Technologie’ al primo anno delle medie francesi, una materia che metteva subito in contatto i ragazzi e le ragazze con il mondo dell’artigianato e dell’industria, spingendoli a produrre oggetti con le loro mani, in laboratorio, utilizzando gli strumenti specifici dei vari mestieri.
A porre il caso all’attenzione dell’opinione pubblica è ‘L’oro nelle mani’, un’associazione riconosciuta di interesse generale, che ha per missione di ricollocare l’intelligenza manuale nel sistema scolastico francese. Alcuni tra i suoi progetti pedagogici consistono nel creare legami tra gli studenti e gli artigiani del territorio che intervengono in orario scolastico per insegnare ai ragazzi a fabbricare oggetti con le loro mani.
In questi giorni Le Monde ha pubblicato un lungo articolo in cui l’associazione lancia un vero e proprio appello per il ripristino della Tecnologia al primo anno delle medie.
Isolare la mano dalla testa – si legge nel Manifesto redatto da ‘L’oro nelle mani’ – priva i ragazzi di un apprendimento sensibile del mondo. Limitati ai saperi teorici, è come se fossero amputati della loro capacità di movimento e delle loro facoltà e attività sensoriali.
Reintrodurre la pratica artigianale nelle scuole medie significherebbe liberare la potenza creativa dei ragazzi, susciterebbe il desiderio di reinventare il passato per costruire il futuro e, soprattutto, sarebbe utile per valorizzare la diversità delle intelligenze e i modelli di successo scolastico e sociale. Iniziare fin dalla scuola media a sensibilizzare i ragazzi ai mestieri manuali è – secondo l’associazione – il primo anello di una catena per formare una nuova generazione di artigiani: come avanzare verso una meta comune, si chiedono gli estensori del documento pubblicato da Le Monde, se non si ha più coscienza dell’impronta materiale dell’attività umana? Come fare evolvere i nostri modi di produzione e distribuzione se non conosciamo più i gesti né gli strumenti legati alla trasformazione della materia?
In ultimo, ma non per importanza, il ritorno alla manualità potrebbe spingere i ragazzi a fare esperienza del mondo reale, configurandosi dunque come un antidoto per rompere l’incantesimo e la fascinazione del virtuale che li spinge invece a passare almeno mezza giornata sui social e piattaforme varie.
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