Categorie: Politica scolastica

E ora, tutti a Roma il 7 luglio!

Poche volte, nel nostro Paese, si è verificato uno scarto così significativo tra “i cittadini”, non solo, quindi, fra il personale scolastico, e il “palazzo”. Non a caso, lo sciopero, proclamato dai Cobas, contro i quiz Invalsi nella scuola primaria ha raggiunto percentuali altissime grazie, anche, alla scelta delle famiglie di non mandare i propri figli a scuola nei giorni di somministrazione delle prove.

La prima sensazione è quella della sconfitta, dello scoramento. Scoramento non solo per ciò che attende il personale, a partire dal prossimo anno scolastico, ma soprattutto perché questa controriforma impedisce un cambiamento vero della scuola e fa aumentare diseguaglianze e fallimenti scolastici.

Altro che innovazione e rottamazione; molto più banalmente, stiamo assistendo a una vera e propria restaurazione, alla fine della scuola della Costituzione. Di quella scuola per tutte/i, impegnata a garantire percorsi di istruzione qualificati e a stimolare nei discenti l’acquisizione del pensiero critico.

Obiettivi, questi ultimi, incompatibili con la figura del preside-podestà, la fine della libertà di insegnamento, lo svuotamento degli organi collegiali, la concorrenza e la competizione fra i docenti. E, purtroppo, non finisce qui.

Le molteplici deleghe in bianco di cui dispone il Governo (dai programmi alla formazione dei docenti) non lasciano presagire nulla di buono, anche perché sulla scuola, o meglio contro la scuola pubblica, negli ultimi venti anni, fra le scelte del centro-destra e quelle del centro-sinistra, non c’è mai stata soluzione di continuità.

Per troppo tempo contro tali scelte, anche all’interno della scuola,  non si sono levate voci critiche in numero sufficiente.

Oggi, questo silenzio è stato rotto.

I lavoratori, unitariamente, hanno ripreso a parlare rivendicando diritti, dignità e, soprattutto, difendendo la scuola come bene comune. Coscienti che, se vengono cancellate democrazia, collegialità e cooperazione, perde di senso lo stesso diritto allo studio.

E’ un significativo passo avanti, che deve essere consolidato e che rappresenterà un patrimonio decisivo quando saranno chiari a tutti i risultati fallimentari, ovviamente per chi ama la scuola pubblica, della controriforma.

Per questo acquista un’evidente centralità la manifestazione del 7 luglio a Roma.

Una mobilitazione che guarda al futuro. Se è, infatti, vero che con l’approvazione della controriforma saranno più difficili le condizioni per cambiare la scuola, non è scritto da nessuna parte che il presunto servo non possa liberarsi dal/del padrone.

Come si diceva una volta, “l’albero può desiderare la calma, ma non per questo il vento cesserà di soffiare”.

Redazione

Articoli recenti

Cellulari scuola; Nocera: “E’ giusto aver salvato dal divieto gli alunni con disabilità”

Dal professore Salvatore Nocera, uno dei massimi esperti italiani di inclusione e disabilità riceviamo e…

17/07/2024

Concorso DS 2017, molti partecipanti ancora in ballo 7 anni dopo

Penso che sia utille per tutti sapere qualcosa di più sulle vicende giudiziarie che hanno…

17/07/2024

Decreto scuola: Paola Frassinetti (FdI) e Rossano Sasso (Lega) entusiasti, ma le proteste non mancano

Mentre proseguono le proteste delle opposizioni e di movimenti e comitati contro le diverse misure…

17/07/2024

Flavio Briatore sugli stipendi: “Come fanno vivere le famiglie con 4000 euro al mese? Bisogna aumentare i salari”

Flavio Briatore, ospite del podcast di Fabio Rovazzi e di Marco Mazzoli, 2046, ha affrontato vari…

17/07/2024

Nuove regole per promuovere l’inclusione degli alunni stranieri

Il governo nel presentare il decreto n° 71 del 30 maggio 2024 alla camera, nel…

17/07/2024

Falso allarme Covid scuola: condannato il docente

Nel 2020, un docente di un istituto di Pescara aveva lanciato un allarme infondato circa…

17/07/2024