A Borgosesia, Quarona e Varallo Sesia, tre Comuni della provincia di Vercelli, i sindaci decidono dare avvio ad un progetto di ripresa del servizio scolastico ma vengono immediatamente bloccati dal Ministero dell’Istruzione.
Il progetto riguarda i bambini della scuola dell’infanzia e della primaria e tocca l’amministrazione scolastica solo in modo marginale, in quanto le attività sarebbero condotte non da personale statale ma da operatori di cooperative.
Il Ministero obietta però che il progetto si dovrebbe realizzare almeno in parte nei locali scolastici che sarebbero stati concessi in uso al Comune dai dirigenti delle scuole di riferimento.
Ed è per questo motivo che l’USR del Piemonte è intervenuto per ricordare ai dirigenti interessati che tale procedura sarebbe in contrasto con le disposizione emanate dal Governo per contenere la diffusione del Covid-19.
Sul tema abbiamo chiesto un commento a Raffaele Iosa, ex dirigente tecnico, convinto sostenitore della necessità di riaprire le scuole con interventi concordati fra scuola e territorio.
Cosa ne pensa della decisione di questi tre Comuni?
L’iniziativa dei Comuni piemontesi è del tutto inevitabile.
In una situazione in cui il Ministero è assente o comunque non appare in grado di dare risposte ai bisogni dei cittadini, delle famiglie e dei bambini, è assolutamente normale, ma direi persino doveroso che i sindaci si attivino per affrontare le emergenze dei propri territori. E francamente – quella della cura dei bambini delle fasce 0-6 e 6-11 anni mi sembra davvero una priorità indiscutibile: è indispensabile occuparsene, sia per garantire il loro equilibrio evolutivo sia per sostenere concretamente i genitori che devono riprendere l’attività lavorativa.
E come valuta la presa di posizione del Ministero?
La risposta del Ministero mi sembra del tutto sbagliata: il protagonismo dei territori e delle comunità locali va apprezzato e anzi aiutato e sostenuto e non certamente ignorato o persino ostacolato
Forse alla base ci sono problemi di competenze e responsabilità dei diversi soggetti istituzionali (Stato, Regioni, Comuni)
Secondo me non è solo questo. La questione è più ampia, è di natura politica e cultura fa emergere un problema importante: non esiste nel Paese una idea chiara di come debba essere governato il nostro sistema scolastico. A me sembra scontato che il Ministero dovrebbe fornire le indicazioni e le linee guida generali ma non dovrebbe intervenire sulla gestione delle singole realtà che, spesso, sono anche molto diversificate fra loro
Quindi lei pensa che la ripresa delle attività scolastiche non possa essere uniforme, da Udine fino a Trapani.
Certo che no. Io credo che non si possa pensare ad una ripresa delle attività didattiche omogenea a livello nazionale, per il semplice motivo che le situazioni non sono affatto omogenee.
Ci sono regioni in cui l’epidemia è pressoché azzerata e altre in cui sono necessarie ancora misure restrittive più o meno importanti. Trattare tutto il territorio nazionale allo stesso modo non ha davvero senso. E mi pare che anche l’Associazione nazionale dei Comuni italiani si stia muovendo per accelerare l’apertura a partire dei centri estivi almeno nelle realtà dove si può fare in sicurezza.
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