“Caro Sindaco, si ricorda di noi? Siamo quelli del Liceo Danilo Dolci di Brancaccio. Le ho scritto una lettera, qualche mese fa, e ci siamo incontrati a Palazzo Comitini, a conclusione della nostra ultima (ennesima) manifestazione in piazza. Noi siamo ancora in attesa di risposte alla gran parte delle nostre (ultime e minimali) richieste. Il tempo stringe e davvero ci vorrebbe poco per darci un minimo di serenità, in vista del prossimo anno scolastico”.
A scrivere un post su Facebook indirizzato al sindaco Orlando di Palermo è un professore di lettere al liceo Dolci di Palermo, nel quartiere Brancaccio. Un liceo nato il primo settembre del 2000 che però in 17 anni non ha mai avuto i caloriferi accesi.
“Siamo nati piccoli, ma siamo cresciuti in fretta. Così, abbiamo chiesto altre aule, di quelle libere lì, vicino alle nostre, ma ci hanno detto che non sono per noi. Abbiamo chiesto il riscaldamento, perché d’inverno fa freddo e si sta in classe con cappotti e coperte, ma ci hanno detto, già più di dieci anni fa, che non si possono sprecare soldi per l’impianto di riscaldamento di un edificio che deve essere totalmente ristrutturato e che bisognava aspettare la ristrutturazione. Del resto, la ristrutturazione sarebbe partita l’anno venturo, e poi l’altro ancora e poi l’altro: insomma, l’anno che verrà. Ma i soldi non erano mai abbastanza: perché è vero che il nostro è un edificio confiscato alla mafia, ma l’affitto andava pagato lo stesso, 600.000 euro all’anno. L’affitto? A chi, ai mafiosi a cui è stato sequestrato?”.
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“Abbiamo chiesto le pompe di calore per tutte le aule, ma ci hanno detto che no, l’impianto elettrico non è a norma e rifare l’impianto non si può, perché tanto l’anno che verrà parte la ristrutturazione e…lo sappiamo già. Così, abbiamo continuato a chiudere, di tanto in tanto, due, tre, quattro, cinque aule: perché c’è un’infiltrazione lì, un filo scoperto là, un buco nel pavimento qua. Ci siamo stretti, rinunciando all’Aula Magna, ai laboratori, all’aula dei professori. Abbiamo manifestato quell’anno e poi l’altro e poi l’altro ancora. Siamo persino riusciti a farci ricevere dalla signora prefetta in persona, nel 2016. Abbiamo chiesto di nuovo qualche altra aula, di quelle libere lì, vicino alle nostre, ma ci hanno detto di nuovo che non sono per noi: vedrete che quel vecchio palazzo delle Poste, ormai dismesso, quello farà al caso vostro, ci hanno detto. Dateci almeno il tempo di ristrutturarlo…
Al Dolci servirebbero anche più aule, un parcheggio per le auto, una palestra.
Volete sapere qual è la “procedura in corso di perfezionamento”, scrive il prof nel suo post, per una scuola pubblica ? “Il MIUR scrive una lettera al MEF (Ministero Economia e Finanza), il quale deve predisporre nientepopodimeno che un Decreto interministeriale (DIM) di trasferimento dei fondi all’apposito capitolo del bilancio del MIUR. Preventivamente, però, questo DIM deve passare al vaglio della Corte dei Conti (!), senza il quale non è possibile il passaggio al suddetto capitolo. Quando il visto della Corte dei Conti arriverà e il DIM diverrà esecutivo, finalmente il MIUR potrà accreditarci la donazione (4950 euro dei 5500 donati, al netto del 10% destinato al fondo perequativo previsto dalla Legge107)”.
Ora non resta, per gli studenti e i professori del Dolci, che l’intervento del sindaco. “È vero che gli antichi classici ci hanno insegnato che la speranza è l’ultima a morire. Ma qui da noi si dice che chi vive di speranza crepa disperato”, scrive ancora il prof nel suo post. All’apertura delle scuole mancano tre settimane.
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