Categorie: Politica scolastica

È sbagliato delegittimare i prof del Sud e le loro valutazioni

Rondolino apostrofa i prof meridionali, trasferiti al Nord, con l’epiteto “Capre deportate”, su “Il foglio” si definiscono i 100 e lode del Sud,i terroni somari promossi con la lode.

Una vera e propria delegittimazione, generalizzata e provocatoria, che viene fatta ai danni di tutti i docenti meridionali e di tutti gli studenti del Sud che hanno ottenuto il loro meritato 100 e lode. Eppure chi delegittima lo fa con dati e statistiche alla mano, le cui letture, secondo questi esperti statistici e sociologi, dicono che se si confrontano i voti della maturità con gli esiti dei test di ingresso all’università, si riscontra, mediamente, la disconnessione tra risultati elevati al Sud per i primi e bassi risultati per i secondi. Mentre per il Nord, sempre secondo questi studiosi di dati, non esisterebbe questo divario e questa triste disconnessione. La conseguenza è: “I prof. del Sud regalano i voti mentre quelli del Nord valutano più equamente”.

È pur vero che le analisi vanno fatte su dati generali, ma sparare nel mucchio non aiuta. Dire che al sud si regalano i 100 e lode, mentre a Bassano del Grappa no, non aiuta a fare un’analisi precisa e corretta. È giusto dire che al Sud esistono anche situazioni di vera eccellenza, altrimenti non si spiegherebbero i successi che tantissimi studenti meridionali hanno nelle Università del Nord. Poi è poco corretto generalizzare sui docenti del Sud di larga manica o addirittura ventilare l’ipotesi di un mercato degli assegni, quasi si facesse assistenzialismo o cose del genere. Queste sono cose gravissime la cui generalizzazione è ancora più grave.

Interessante è un articolo di Eugenio Mazzarella pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno , dove l’autore spiega che il civilissimo paese del pubblico commento a sostegno dell’oblio della questione meridionale tira in ballo i voti della maturità che non corrispondo ai risultati dei test Invalsi. Il presunto differenziale negativo di preparazione non viene tirato in ballo, scrive Mazzarella, per sostenere la necessità di politiche scolastiche perequative in prospettiva, che significherebbe in soldoni più risorse al Sud, ma per tutelare i «poveri maturandi» del Nord, danneggiati dai più facilitati colleghi del Sud.

Comunque è sbagliato generalizzare ed è profondamente sbagliato delegittimare i prof del Sud e le loro valutazioni. L’Italia non è tutta uguale e anche al Sud ci sono realtà molto diverse, forse a qualche mente illuminata sfugge che esiste una questione meridionale che nessun Governo ha mai saputo affrontare seriamente. Sarebbe bello vedere cosa sarebbero in grado di fare i dirigenti scolastici del Nord e i professori del Nord se si scambiassero di posto con i dirigenti scolastici e i professori del Sud. Ma poi a pensarci bene, tantissimi dirigenti scolastici del Nord e professori del Nord sono meridionali almeno di origine. 

Lucio Ficara

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