I lettori ci scrivono

E se cambiassimo il calendario scolastico?

Carissimi e pazienti docenti
Siamo ormai alla quinta ondata covid e per noi nulla è cambiato. In più l’inverno è alle porte e ci dovremo rassegnare all’idea di lavorare a finestre aperte, sempre che qualche genitore non si opponga agli inevitabili spifferi di gelo,costringendoci a tapparci in 25/30 in aula…tanto è ormai proverbiale il nostro votarci alla sofferenza e alla sottomissione.

A tal proposito prepariamoci anche a file interminabili per l’inoculazione della terza dose vaccinale visto che i nostri cari politici politicanti sanno solo dire questo: ”Vaccinatevi!”
Gli ultimi due anni trascorsi, persi nel nulla, nell’indolenza programmata che diventa consuetudine e norma invece di provvedere a mettere davvero in sicurezza le scuole, allargare aule, installarvi aeratori, diminuire il numero di alunni per classe. Niente. Anzi in molte scuole non si è provveduto nemmeno all’ordinario tanto che ci siamo ritrovati a settembre in ambienti ai limiti della decorosità, con aule spesso piccole, inadeguate e palestre inagibili e pure sporche visto il personale ata sottodimensionato.
Questa è la scuola italiana,sempre rassegnata al peggio.

In un paese civile e in tempo di pandemia, con vaccini che “funzionicchiano” come il buon dott.Galli disse in tempi non sospetti, la cosa migliore e più ricca di buon senso sarebbe stata almeno quella di adattare il calendario scolastico alle nuove esigenze, eliminando inutili festivi e prevedendo invece periodi invernali di chiusura e attivazione della dad.
Ah già dimenticavo! La DaD è il demonio, è l’impronunciabile, la peste! Azzera la socialità mentre secondo i benpensanti la socialitá è  stare per ore in un’aula disastrata col volto coperto e,se possibile, distanziati.

A proposito del distanziamento, con l’avvio di quella che sembra una nuova ondata Covid il cts ripristinerá le regole sul distanziamento?
O se ne fregheranno? Tanto ci sono i docenti che si vaccinano…dopo solo sei mesi…per la terza volta e dimenticando che nelle scuole ci sono soprattutto alunni, molti non vaccinabili.

Dino Bocchetti

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