Il governo che non si sta impegnando più di tanto per mandare in pensione i quota 96, che ne avrebbero pieno diritto, ma al tempo stesso, provocando tra l’altro pungenti polemiche al proprio interno, lancia l’idea di promuovere prepensionamenti per la pubblica amministrazione, in modo da dare spazio all’entrata delle nuove generazioni.
Ci stiamo riferendo alle dichiarazioni della giovane ministra per la pubblica amministrazione Marianna Madia che sostiene, senza troppi giri di parole, che sarebbe giunta l’ora di pensare seriamente per i dipendenti statali più anziani al prepensionamento per fare in modo che anche negli uffici pubblici e soprattutto nelle scuole si possano creare nuovi posti di lavoro e creare i presupposti per un corposo turnover. Arriva stizzita la replica del ministro dell’Istruzione Giannini che bolla questa ipotesi come incauta e azzardata.
La stessa Giannini, che ritiene l’anzianità di servizio un disvalore per quanto riguarda il meccanismo della valorizzazione stipendiale degli insegnanti, si riscopre garantista del valore dell’anzianità quando si parla di trattenere in servizio gli insegnanti con tanti anni di servizio sulle spalle. Strana questa dicotomia di pensiero del responsabile del Miur, che a seconda dei casi critica o elogia l’anzianità di servizio del corpo docente della scuola pubblica italiana. Se il sistema della scuola è sano e non deve mandare a casa i professori anziani, allora li dovrebbe rispettare, riconoscendo loro un’adeguata retribuzione anche in funzione della loro esperienza acquisita sul campo, altrimenti il sistema non è sano e allora è giusto mandare in pensione piuttosto che obbligare e punire chi ha dato tanto, almeno in termini di tempo, alla scuola. La posizione della ministra Giannini, esposta sinteticamente a Bari durante il convegno biennale della Confindustria, sembra ambigua o quantomeno poco chiara. Certo è che un sistema scolastico come quello italiano, che non riconosce il lavoro dei docenti e non lo retribuisce adeguatamente, un sistema in cui il contratto è scaduto da molti anni e non ci si impegna abbastanza a rinnovarlo, è un sistema che ha delle patologie evidenti e di sano ha ben poco. Si obbligano gli anziani a restare in servizio oltre i 65 anni di età, caricandoli di responsabilità e carichi di lavoro crescenti, si sfruttano pesantemente i precari concedendogli stipendi minimi e diritti limitati, e poi si parla di sistema sano? Sembra una presa in giro, fatta da una politica che non conosce la realtà del quotidiano. Forse si potrebbe dire che in Italia non c’è bisogno né di prepensionamenti né di mantenere in servizio i docenti anziani a tempo indeterminato, ma forse ci sarebbe bisogno di considerare ragionevolmente un’età pensionabile giusta, che tenga conto anche di un massimo di 40 anni di servizio oltre i quali, qualsiasi insegnante non dovrebbe andare. Quindi è lecito pensare che la disputa tra Giannini e Madia sia piuttosto sterile, ma soprattutto che non risolva i problemi del Paese.
L’impressione di molti cittadini è quella che certi politici si avvitano in ragionamenti incomprensibili e lontani dalla realtà e che a volte sono anche contradditori.