I lettori ci scrivono

E se il contributo volontario fosse usato per acquistare ausili di primo soccorso?

Che dalla tragica e dolorosa morte del giovane studente del Liceo “Principe Umberto di Savoia” di Catania, Raffaele, si possa partire per migliorare (e concretamente!) le condizioni di sicurezza nelle nostre scuole.

Mi spiego meglio.

Dai ministri alla gente comune, si è parlato tanto in queste giornate di dolore dell’uso degli ausili sanitari atti anche al primo soccorso, come ad esempio il defibrillatore (che, per inciso, nel caso citato vi era ed è stato usato appropriatamente pur non essendo, ahinoi, servito a salvare Raffaele), e di come molte scuole non ne siano dotate. Il ministro della Salute è pure intervenuto e pare abbia disposto possibili controlli in tal senso pur sapendo (o dovendo sapere) che verso tali e specifici ausili (defibrillatore, per es.) non vi è, in genere, alcun obbligo specifico di dotazione da parte delle scuole. Quindi, e come sempre a ridosso di una tragedia, si è parlato tanto di dovere trovare una soluzione a tale problema ma di fatti, poi, se ne vedono e se ne sono visti pochini.

Personalmente avrei una soluzione concreta ed immediata da proporre a chi di competenza, specie a Dirigenti scolastici e Consigli di Istituto (CdI). Soluzione maturata in qualità di Presidente di un CdI e di Consigliere di un altro CdI e quindi in qualità di cittadino che al mondo della scuola ha dedicato e sta dedicando volontariamente e gratuitamente il proprio tempo e la propria attenzione, pur lavorando ed occupandosi d’altro nella vita.

Quale è? Eccola.

Nel mondo della scuola si è parlato e si parla tanto di “Contributo volontario”, questo è una una erogazione liberale ovvero una donazione spontanea che le famiglie degli studenti fanno alle scuole ogni inizio d’anno scolastico sulla base di una comunicazione che le scuole inviano alle famiglie ed in virtù anche del possibile utilizzo che una normativa dello Stato consente di poter fare dello stesso.

Certo esuliamo dai casi patologici, cioè dai casi in cui tale contributo è stato e viene fatto passare quasi come obbligatorio ed in virtù dei quali lo stesso Ministero della Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) si è sentito in dovere di emanare delle note di specificazione e richiamo per far rientrare nella fisiologia i suddetti casi; ma se restiamo nella fisiologia e cioè in quelle realtà in cui le scuole comunicano alle famiglie la possibilità di potere erogare alla scuola un contributo volontario (per le finalità previste dalla legge 40 del 2007, c.d. Legge “Bersani”, e cioè per: l’ampliamento dell’offerta formativa, per l’edilizia scolastica e per l’innovazione tecnologica) e le famiglie volontariamente versano alla scuola un tale contributo economico si può aprire un vasto mondo di possibilità, compresa quella di potere acquistare dei defibrillatori e potere formare del personale atto all’utilizzo dello stesso, senza gravare sulla finanza pubblica.

Ove ciò fosse in toto praticabile, sono certo che le famiglie sarebbero ben liete di vedere spesi una piccola parte dei propri danari, destinati alla scuola, in tale direzione e venire così incontro alle esigenze della stessa scuola ma soprattutto della salvaguardia della salute e della sicurezza dei propri figli.

Orbene, questa strada potrebbe essere una soluzione immediata!

Fermo restando che esistono in capo alle scuole altre fonti di finanziamento per potere adempire ad una questione così importante e delicata, come ad esempio:

1) i fondi per la dotazione ordinaria che la Regione destina alle scuole e che si possono utilizzare in spese per investimento o per il funzionamento amministrativo;

2) le diverse donazioni, erogazioni liberali, che le scuole ricevono dai privati (per esempio: per la concessione dell’uso di una palestra, oppure per il fatto di permettere la presenza di macchinette automatiche per la distribuzione di bibite e snack; ecc.);

3) ecc.

Mi auguro proprio che qualcuno si svegli, e in fretta, per potere adottare una soluzione concreta (ergo, basta chiacchiere!) e non si debbano attendere altri eventi infausti.

In tal senso permettetemi di usare le pagine del Vostro giornale, i Vostri canali di comunicazione pubblica, per lanciare un appello a tutti i miei colleghi Presidenti dei diversi Consigli di Istituto affinché mettano subito all’o.d.g. una simile richiesta e si adoperino assieme ai Dirigenti scolastici ed ai consiglieri tutti per adottarla e farla deliberare, cosicché si possa procedere subito alla realizzazione di ciò.

Qualora, per tale via, dovessero sorgere ostacoli o imprevisti di qualsivoglia natura che provvedessero con l’individuazione e la destinazione di altri e possibili fondi (come per esempio quelli sopra indicati), di altre risorse in tal senso adottabili, per potere rendere operativa ed immediatamente esperibile una simile realizzazione.

Insomma, il succo è che, adesso, in un modo o nell’altro e in assenza di un obbligo dello Stato tali ausili sanitari atti a salvare la vita della gente in situazioni di emergenza-urgenza si debbono avere all’interno di ogni scuola, di ogni edificio pubblico, e non si può più tergiversare. E laddove l’attore pubblico statale stenta ad essere presente efficacemente, non destina risorse economiche, stenta a manifestarsi bene e con i fatti, le famiglie (che, in aggiunta alle tasse, già contribuiscono economicamente, e sensibilmente, al funzionamento della scuola) sono e saranno disponibili a venire incontro a tali necessità salvavita.

Cav. Dott. Marcello Tringali

Presidente del Consiglio di Istituto del Liceo Scientifico e Linguistico “Principe Umberto di Savoia” di Catania

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