Che succede se la scuola, in questo periodo così buio, di esilio forzato casa e di didattica a distanza, per colpa di un virus micidiale, è in mano a una dirigenza impreparata, insensata e soprattutto inefficiente e inefficace? Un problema pesante, sia per le famiglie, sia per gli alluni e sia per i professori.
Che ci fossero di tali presidi ne avevamo avuto sempre il sentore, ma proprio in questi giorni arrivano alcune lettere in redazione che mettono il dito proprio su questa piaga, mentre l’epidemia si diffonde e il conto dei decessi, che ci stringono il cuore, si fa sempre più angosciante.
Accade così che il Covid-19 ha fatto emergere contraddizioni nella sanità, che non regge, ma anche dentro certe scuole, rare speriamo, dove, come denuncia un genitore, che è pure docente, l’utenza sta “assistendo ad una situazione di una scuola messa non solo a dura prova ma anche abbandonata”; e il lettore continua: “Credevamo in una scuola che contro qualsiasi Virus potesse quantomeno farsi davvero partecipe di una presenza vera e non virtuale. Ed invece stiamo disperatamente dialogando con insegnanti che sono stati lasciati totalmente alla deriva ed alle loro esigue, in troppi casi, capacità informatiche”.
E infatti, subito dopo, una singolare metafora chiarisce meglio il concetto: “In una casistica come questa, seppure unica e speriamo irripetibile, si è dovuto imparare a decollare con un jet supersonico quando a malapena si sapeva cosa era un aquilone”, volendo sottolineare che, mentre “alcuni Dirigenti Scolastici manifestano la reale presenza sul territorio ovvero stando in prima linea e preoccupandosi persino di fornire (ad esempio) di strumentazione adeguata insegnanti e famiglie” in questo istituto “ci si trovava quotidianamente a fare i conti con linee inadeguate, Lim non funzionanti, dotazione multimediale carente e chi più ne ha più ne metta”.
Ma non solo, sottolinea il lettore, “Chiunque di noi sia provvisto di un minimo di buon senso puntualmente si scontra con una realtà di abbandono che inficia persino la più forte volontà a proseguire con la didattica ad ogni costo”, mentre la dirigente in questione non si rende conto “una volta per tutte che una scuola che prevede classi con 6-7 sistemi diversi di dialogo scuola-famiglia e di Didattica on line, che è incapace di usare il registro elettronico, che manca di coesione nelle decisioni collegiali (prese senza una reale guida solida), con insegnanti lasciati a sé stessi e con scarse conoscenze o, al contrario, impossibilitati a condividere davvero il proprio “know how”, beh…è una scuola senza futuro!
Tanto per fare un altro esempio -continua la lettera- nella vana speranza di rendere un’idea: il Contributo Volontario, pagato profumatamente a parte in tre rate, e che non più tardi di 2-3 mesi fa ancora questa Scuola si ostinava a chiedere”, non ha impedito di “bloccare totalmente, persino via Skype, e per decisione del dirigente, la formazione musicale e strumentale extra curricolare” a distanza, “perché la scuola non consente le lezioni 1a1 on line…per la privacy e con l’ennesimo modulo da firmare e rispedire sempre per la privacy.”
Dunque, a parte il danno didattico la beffa, perché “tali lezioni del modulo sono state pagate a vuoto”, fermo restando la situazione di abbandono di questi bambini.
La lettera prosegue facendo presente pure che, a conclusione di questa emergenza e rientrando a scuola, la dirigente forse si renderà conto di non aver fatto nulla “per spingere la didattica ad un nuovo livello, ma le farà comodo indossare il tricolore davanti a qualche autorità senza pensare davvero a quanti genitori e a quanti insegnanti si saranno davvero spesi per il bene delle nuove generazioni. Non facendo praticamente nulla oltre che qualche copia incolla dal divano di casa. Vedo tanti colleghi e Dirigenti spendersi invece in scuole davvero disagiate ma i risultati si vedono nonostante tutto. È a loro che deve andare un vero grazie”.
L’emergenza non può significare lassismo o strafottenza nelle scuole, anche perché, chi più chi meno, siamo tutti in trincea a combattere un nemico invisibile e in primo luogo lo sono quei medici e quegli infermieri che rischiano le loro vite negli ospedali per salvarne altre.
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