Mentre leggo l’articolo di Luigi Martano “Apprendimenti: studenti italiani sempre più indietro, cosa ci dobbiamo aspettare dopo il Covid?” mi torna in mente una frase provocatoria ma arguta pronunciata da un collega insegnante ad un collegio docenti: “E se tornassimo a insegnare?”.
Sì, perché la crescente arretratezza cultural-scientifica dei nostri studenti è dovuta all’esiziale trasformazione della scuola da luogo di studio a luogo di non meglio definito centro di intrattenimento ludico-sociale (niente più libri, niente più voti, niente più compiti, meno che meno bocciature…).
Senza voler raggiungere i livelli di serietà e prestazioni dei paesi citati da Martano: Cina, Giappone, Hong-Kong – e io ci metterei dentro anche la Corea – tutti paesi che guarda caso sono ubicati nell’area estremo-orientale del mondo, basterebbe recuperare quel senso di responsabilità e d’impegno sia nell’apprendere sia nell’insegnare che caratterizzava il nostro sistema d’istruzione fino a qualche decennio fa.
Si eviterebbe così di sentirsi domandare da allievi delle superiori: “dove sta la R nell’alfabeto, prima o dopo la S?” oppure: “cosa vuol dire la parola “meschino”? e simili amenità.
Daniele Orla
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