Alunni

È tempo di Open Day, il pedagogista Daniele Novara alle famiglie: “fate attenzione all’indice pedagogico delle scuole”

Sono ancora in corso, in tutte le scuole italiane, gli Open Day. Sono giornate in cui ogni istituto cerca di mostrare i suoi lati migliori alle centinaia di famiglie in cerca di una buona scuola che possa assicurare ai propri figli un quinquennio di studi formativi ed efficaci per il loro futuro. Ci sono consigli utili da dare a questi genitori in fase di ricerca?

Sì, secondo il professore Daniele Novara, pedagogista e autore di numerosi saggi, tra i quali ricordiamo “Dalla parte dei genitori. Strumenti per vivere bene il proprio ruolo educativo” e “Cambiare la scuola si può. Un nuovo metodo per insegnanti e genitori, per un’educazione finalmente efficace”.

Intervistato qualche giorno fa dal quotidiano “La Repubblica”, il noto saggista – che nei primi anni ’80 fu allievo e collaboratore di Danilo Dolci – dispensa alle famiglie una serie di consigli utili per una scelta degli studi superiori saggia e consapevole.

Secondo il professore Novara, la prima cosa da guardare con attenzione durante un Open Day è la disposizione dei banchi nelle classi: se questi sono classicamente allineati in file significherà probabilmente che la scuola predilige una didattica classica di tipo frontale; se, al contrario, i banchi sono disposti a gruppi, isole, semicerchi, potrà voler dire che c’è una visione più sociale e stimolante del percorso di insegnamento-apprendimento. Da valutare pure – continua il professore – l’articolazione degli altri luoghi di insegnamento, laboratori e palestre. Ma occorrerà anche chiedere informazioni sui programmi di attività extrascolastiche, le gite, il teatro, i viaggi in Italia e all’estero, gli eventuali gemellaggi già in atto. Ciò serve a valutare se l’idea è quella di una scuola viva, il cui unico scopo non è tenere i ragazzi in classe, fermi e buoni. Tutte queste informazioni servono a stimare quello che il professore Novara chiama “L’indice pedagogico” della scuola.

Le famiglie svolgono un ruolo fondamentale: devono, infatti, cogliere i desideri, le passioni, gli interessi dei loro figli, che non sempre a tredici anni hanno le idee chiare sulla scelta da effettuare in uscita dalla scuola media. Interrogato poi su come si faccia a comprendere le attitudini di un ragazzo quando non sono molto evidenti, il pedagogista risponde che “la motivazione è tutto, è la benzina per i successivi cinque anni.” Un consiglio elementare: se un ragazzo non ha alcuna passione per la lettura, non ha senso iscriverlo in un liceo dove lo studio teorico è prevalente.

Novara aggiunge poi che scuola e famiglia devono affiancare i ragazzi in questo percorso di scelta attraverso quello che definisce un processo maieutico: aiutando cioè gli alunni a visualizzare bene i propri interessi. È importante, in particolare, che “il genitore colga le risorse esistenti e quelle inespresse del figlio,  che non sono necessariamente corrispondenti a quelle famigliari: i giovani devono fare la loro vita, non quella dei genitori. Occorre però tenere a mente un altro criterio: facciamo attenzione alle scelte eventualmente eccentriche dei figli, che sono magari legate a un interesse provvisorio, momentaneo, assolutamente contingente”.

E, per l’appunto, in caso di scelta sbagliata? Il pedagogista se la prende con una presunta rigidità del sistema scolastico che non aiuterebbe i ragazzi a cambiare indirizzo qualora si accorgessero di non essere nella scuola giusta. Qui ci permettiamo di non essere d’accordo con lui: già da molti anni, infatti, esiste un rodato sistema di passerelle che consente, soprattutto al primo anno della secondaria superiore, (ma anche per tutto il biennio e oltre…) di cambiare facilmente indirizzo di studi: i genitori chiedono il nulla osta indicando la nuova scuola in cui vorrebbero iscrivere il figlio, la segreteria invia una mail per verificare che in questa scuola ci siano posti disponibili e in caso di risposta affermativa (quasi sempre) il gioco è fatto.

Gabriele Ferrante

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