Categorie: Politica scolastica

E’ una notizia che ci lascia attoniti

C’è delusione tra i precari della scuola: non era, francamente, nell’aria la decisione della Consulta di rinviare a data da destinarsi l’attesa udienza del prossimo 23 giugno, attraverso cui i giudici italiani avrebbero dovuto dare seguito alla sentenza emessa lo scorso 26 novembre dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo per mettere la parola fine al precariato nel nostro Paese. “È una notizia che ci lascia attoniti”, commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal. 

“Prima di dare dei giudizi definitivi – continua preferiamo attendere le motivazioni che hanno portato i giudici a questo rinvio. Però, non possiamo evitare di dire che l’allungamento di questa attesa non fa bene alla scuola italiana. La decisione della Corte della Costituzionale, infatti, è un atto doveroso, attraverso cui il nostro Paese ha un’occasione d’oro: completare quel processo di avvicinamento alla normativa europea sul diritto al lavoro e sulla lotta al precariato reiterato nel tempo”.

 

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Il sindacato Anief ricorda che ad attendere l’esito di questa querelle giudiziaria, avviata ormai da oltre 5 anni, sono i 140mila supplenti inseriti nelle GaE, una bella fetta dei 460mila inseriti nelle graduatorie d’Istituto, dei 55mila diplomati magistrali, dei 10mila abilitati con Tfa e tutti i 70mila abilitati Pas. Si tratta di un esercito di insegnanti, circa 350mila unità di personale, che a settembre sembrano oggi più che mai destinati a sottoscrivere un contratto solo a tempo determinato. Pur avendo i requisiti per essere invece assunti a titolo definitivo.

È un’eventualità assurda, quella annunciata dal premier Renzi di spostare le annunciate e finanziate immissioni in ruolo al 2016, contro cui Anief ha deciso di avviare una grande class action: citando stavolta la Presidenza del Consiglio dei ministri direttamente al tribunale civile di Roma.

 

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Alessandro Giuliani

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