“Affermare, come si legge in questi giorni su alcune testate giornalistiche, che da quest’anno sarà vietato bocciare alla primaria e alla secondaria di I grado è falso”, “Il tema dell’ammissione alla classe successiva deve diventare parte di un processo più ampio di presa in carico delle studentesse e degli studenti”, “Non bisogna scambiare le strategie di miglioramento e di maggiore accompagnamento, con una facile promozione”, “Stiamo costruendo una scuola più inclusiva”, sono gli ammonimenti della ministra Valeria Fedeli di fine agosto.
Stupefacente la superficialità e la colposa assenza di un inquadramento storico: la scena non è stata illuminata e l’origine del malinteso non è stata colta.
Il problema dell’accesso alla classe successiva è stato risolto negli anni venti del secolo scorso: per ogni studenti il docente propone e motiva il voto di profitto, voto che il consiglio di classe ha la facoltà di modificare.
Il senso della norma non é mai stato ricercato e la disposizione non ha trovato sostanziale applicazione. Le materie d’insegnamento sono “strumento e occasione” per promuovere comportamenti produttivi (apprendimento). Il consiglio di classe disegna percorsi unitari e, in fase di feed-back, sintetizza le rilevazioni dei singoli docenti, le soppesa e valuta gli avanzamenti.
Se la questione fosse stata razionalmente affrontata sarebbero emersi molti nodi critici, tra cui:
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