È vietato bocciare? Una domanda per orecchianti

“Affermare, come si legge in questi giorni su alcune testate giornalistiche, che da quest’anno sarà vietato bocciare alla primaria e alla secondaria di I grado è falso”, “Il tema dell’ammissione alla classe successiva deve diventare parte di un processo più ampio di presa in carico delle studentesse e degli studenti”, “Non bisogna scambiare le strategie di miglioramento e di maggiore accompagnamento, con una facile promozione”, “Stiamo costruendo una scuola più inclusiva”, sono gli ammonimenti della ministra Valeria Fedeli di fine agosto.

Stupefacente la superficialità e la colposa assenza di un inquadramento storico: la scena non è stata illuminata e l’origine del malinteso non è stata colta.

Il problema dell’accesso alla classe successiva è stato risolto negli anni venti del secolo scorso: per ogni studenti il docente propone e motiva il voto di profitto, voto che il consiglio di classe ha la facoltà di modificare.

Il senso della norma non é mai stato ricercato e la disposizione non ha trovato sostanziale applicazione. Le materie d’insegnamento sono “strumento e occasione” per promuovere comportamenti produttivi (apprendimento). Il consiglio di classe disegna percorsi unitari e, in fase di feed-back, sintetizza le rilevazioni dei singoli docenti, le soppesa e valuta gli avanzamenti.

Se la questione fosse stata razionalmente affrontata sarebbero emersi molti nodi critici, tra cui:

  • La progettazione educativa, quella formativa e dell’istruzione (DPR 275/99) non sostanziano il governo delle scuole: i PTOF non esplicitano i traguardi cui il sistema scolastico mira;
  • L’assenza di un’adeguata struttura decisionale, atta a dominare la complessità del problema educativo;
  • Gli insegnamenti non sono coordinati e le potenzialità sinergiche disperse;
  • L’indeterminatezza del concetto “apprendimento”, generalmente inteso come acquisizione di conoscenza.
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